ROMA – Daniela Santanchè vuole comprare l’Unità. Ad allarmare i giornalisti del quotidiano che fu fondato da Antonio Gramsci, già fiaccati da mesi di lotta senza stipendio, è stato uno spiffero di Dagospia, poi confermato. Ma l’ipotesi sarebbe già stata stoppata dai liquidatori che la definiscono “senza futuro” perché “la sola sola idea che questa testata possa finire nelle mani di un’esponente di Forza Italia è incompatibile con la storia del giornale e quindi con la sua valorizzazione”.
In ogni caso, come confermano ambienti di Forza Italia, l’offerta della Santanchè, che è già editore del mensile Ciak, ci sarebbe stata e – secondo le stesse fonti – non ce ne sarebbero state altre. La Pitonessa avrebbe chiesto di guardare i conti dell’Unità, ma al momento non le sono stati mostrati.
Intanto il Cdr, allertato dalla notizia, ha subito convocato una conferenza stampa chiedendo “una proposta di piano editoriale serio e credibile per salvare l’Unità”, a cui resta solo un mese di vita.
“Abbiamo letto delle intenzioni di alcuni imprenditori di intervenire per il quotidiano come il nostro primo azionista Matteo Fago e abbiamo ascoltato il segretario del Pd dire che l’Unità per lui è molto importante. Ora ci aspettiamo si passi dalle intenzioni ai fatti. Bisogna intervenire entro luglio. Chi arrivasse un minuto dopo il fallimento per comprare la testata a prezzi stracciati non lo considereremo un salvatore ma solo uno speculatore”.
A parlare a nome del Cdr sono stati Bianca Di Giovanni e Umberto De Giovannangeli, spiegando la drammatica situazione del quotidiano. Mentre sul sito i lavoratori hanno pubblicato un appello video al premier Matteo Renzi perché si attivi per la salvezza del quotidiano.
La testata “se va salvata si salvasse ora, con un piano che la mantenga un giornale generalista che parla a tutto il mondo del lavoro e non che la trasformi in un giornale di una piccola parte della sinistra”, aggiungono.
Bianca Di Giovanni ha spiegato:
“Siamo qui dopo quattordici anni nello stesso mese e più meno allo stesso punto. Rischiamo il fallimento e la chiusura, come ci è stato detto dai due liquidatori della nostra società, che è in liquidazione da metà giugno. La cassa è sostanzialmente vuota, l’unico modo per salvarci è che arrivi un’offerta solida, con un piano industriale convincente non solo per la testata ma per tutta l’attività dell’azienda”.
Se ciò non avvenisse “i liquidatori saranno costretti a fine luglio a rimettere il mandato e ne consegue che si dovranno portare i libri in Tribunale e aprire la procedura fallimentare, con tutto ciò che significa per i lavoratori. L’ultimo stipendio lo abbiamo preso ad aprile, molti collaboratori non vengono pagati da oltre un anno. Siamo davanti ad un quadro che è uno sfacelo, l’ultima puntata di scelte scellerate”.
Da quando è entrato Renato Soru nel 2008 non ci sono stati investimenti, abbiamo visto solo prepensionamenti, stati di crisi e di solidarietà. Nel frattempo ci è stata tagliata la distribuzione del giornale, prima in Sicilia, poi in Sardegna e in Calabria, e hanno chiuso le redazioni locali. E’ stato fatto quasi scientificamente un lavoro per indebolire questo giornale”.
Il Cdr non conosce la cifra esatta che servirebbe per salvare il giornale ma
“ci è stato detto che l’Unità potrebbe avere parità di bilancio vendendo 26mila copie al giorno e noi con gli inserti di questi mesi ne abbiamo vendute il triplo. Il problema è avere una distribuzione intelligente e un piano industriale all’altezza del mercato reale. L’Unità non deve costruirsi una comunità di lettori, ce l’ha e risponde quando arriva un prodotto all’altezza; quella per salvare l’Unità, non è un’operazione nostalgia, ma che guarda al futuro”.
Molti i messaggi di solidarietà giunti da parte di esponenti politici, da Stefano Fassina a Andrea Orlando, di rappresentanti dei lavoratori, di vari sindacati e dei lettori.
Per Enzo Iacopino, presidente dell’ordine dei giornalisti
“è sconcertante sentire evocare il nome dell’Unità per rivitalizzare le Feste e poi stare in silenzio davanti ad una notizia lacerante come quella di un solo mese di vita per il giornale”.
Mentre Paolo Butturini, segretario di Stampa Romana sottolinea che
“mai come per l’Unità, con un progetto industriale ed editoriale credibile e un management all’altezza potremmo sperimentare una testata che nell’epoca della multimedialità ha una community naturale, quella della sinistra. Noi siamo pronti a mettere a disposizione del Cdr la nostra esperienza per assisterli in questi passaggi”