
ROMA – Editori europei uniti contro Google, gli Stati cercano la pace separata. Tassare Google, chiedendogli una percentuale su ogni articolo on line che viene letto attraverso il motore di ricerca. Questo il progetto che in origine fu del sindacato degli editori francesi e che poi è stato fatto proprio anche dagli omologhi sindacati di Italia e Germania. Google ha provato a fare delle proposte per evitare di essere sottoposta a misure restrittive dalla Commissione Europea mentre, a livello diplomatico, procede a trattative di pace separata stato per stato, dividendo il fronte degli editori.
In questo momento, Carlo D’Asaro Biondo, vicepresidente responsabile South East Europe, Middle East e Africa di Google, si dice pronto a trattare con la Fieg (sindacato editori italiano) ed è costretto a rispondere quasi a muso duro alla montagna di critiche che il gigante della ricerca online ha ricevuto. Centinaia di editori europei, però, ora chiedono alla Commissione europea “l’immediato rigetto” ai “rimedi” presentati dal motore di ricerca americano lo scorso 25 aprile, nel tentativo di bloccare l’inchiesta per abuso di posizione dominante. Un’azione senza precedenti, segnala Repubblica del 4 luglio, per “porre termine alla manipolazione della ricerca e alla indebita sottrazione di contenuti oltre che a ristabilire la concorrenza” (dicono gli editori).
Azione senza precedenti, ma intanto ogni Stato fa da sé. Se la Francia, che aveva la posizione più dura, ha invece ottenuto che Google finanziasse con 60 milioni di euro un fondo destinato a sostenere lo sviluppo dell’informazione online, la Germania resta ostile. Anche se, ad esempio, come ricorda D’Asaro Biondo, “grandi realtà come Der Spiegel o Süddeutsche Zeitung hanno deciso di non chiedere l’uscita da Google news”. Ricorda anche come l’indicizzazione su Google ha aumentato del 50% il traffico, per cui, sostiene D’Asaro Biondo, “chi ti porta il 50% di traffico in più dovrebbe essere considerato un amico, o un partner. Non un parassita. Google fornisce un servizio gratuito agli utenti. Ma che non è gratuito per Google”.
Ma come la mettiamo con i grandiosi ricavi che Google fa utilizzando contenuti non suoi? E perché privilegia i suoi marchi non consentendo una concorrenza lineare essendo allo stesso momento gestore e concorrente?
Come minimo Google deve sottoporre tutti iservizi, inclusi i propri, agli stessi criteri, utilizzando esattamente gli stessi meccanismi di analisi, indicizzazione, ordinamento e gli stessi algoritmi di presentazione. E poi Google, senza consenso preventivo, non deve usare contenuti di terze parti al di là di ciò che è veramente indispensabile per la navigazione nella ricerca orizzontale. (Helmut Heinen, presidente degli editori tedeschi)
