LONDRA – La rete è una miniera di informazioni anche per il fisco che monitora tutto ciò che viene acquistato. Per farlo utilizza degli strumenti informatici che automatizzano la ricerca e la raccolta dati inseriti on line dagli utenti e successivamente incrociati tra loro.
Nel Regno Unito, i funzionari tributari controllano eBay e Airbnb per ottenere nomi, indirizzi, conto corrente e altri dettagli di clienti che comprano e vendono online, come rivelato dal Money Mail. HM Revenue & Customs, come racconta il Daily Mail a settembre ha acquisito dei poteri che consentono di curiosare su chi utilizza i cosiddetti siti web dedicati all’e-commerce che collegano acquirenti e venditori.
Il che significa che squadre di investigatori hanno ora l’accesso anche siti come Etsy, all’interno del quale gli iscritti possono vendere prodotti artigianali o vintage, eBay, Booking.com e Airbnb. Attraverso PayPal e Worldpay possono anche rilevare acquisti online o vendite.
Secondo le nuove leggi britanniche, se il fisco li richiede, questi siti web ora potrebbero essere costretti a consegnare milioni di dati riguardanti i clienti. I funzionari potranno visualizzare i dati e non avranno necessità di ottenere previa autorizzazione dell’utente o informarlo che stanno curiosando sulle informazioni personali.
Attualmente milioni di persone, guadagnano on line grazie allo sharing economy (consumo collaborativo), basato su un insieme di pratiche di scambio e condivisione di beni materiali, servizi di qualsiasi tipo compreso ad esempio, l’affitto di una stanza della propria casa. Nel 2016, circa 870.000 persone tra cui quelle che on line guadagnano piccole somme, non hanno presentato l’autovalutazione nei termini previsti. Nel 2017 potrebbero diventare 1 milione.
Il Money Mail afferma che l’HMRC ha cinque principali centri di analisi dati in tutta la Gran Bretagna. Secondo il suo sito, l’assunzione di dati è sugli stipendi tra le 27.000 e le 38.000 sterline. Addetti ai lavori dicono che i funzionari possono ottenere schede dettagliate sugli utenti, che includono informazioni sulle vacanze e perfino quanto denaro si è ricavato dalla vendita di un vecchio tavolo da pranzo su eBay. Sostengono inoltre che una parte dei dati arriva dai social media come Facebook o LinkedIn, impiegato principalmente per lo sviluppo di contatti professionali.
Gli esperti affermano che il fisco è alla ricerca di venditori su internet che hanno profitti regolari o gestiscono aziende di successo e non hobbisti part-time. Ma il giro di vite potrebbe riguardare anche chi vende mobili usati o fatti a mano: saranno intercettati anche se non devono affatto pagare delle tasse.
Bill Dodwell della contabilità Deloitte afferma:”Molti dati arriveranno dalle transazioni, perfettamente oneste ma, nel mucchio, HMRC potrebbe trovare le prove di evasione fiscale. E’ evidente che ciò non riguarderà una persona che cerca o vuole vendere un iPhone su eBay ma, ad esempio, chi ne vende decine al mese. Il che farebbe pensare a un business”.