PINEROLO (TORINO), 2 MAG – Google e' innocente e non dovra' agire sulle impostazioni delle sue modalita' di ricerca, come invece aveva chiesto alla societa', citandola in tribunale, un noto imprenditore di Pinerolo (Torino), Ezio Bigotti. Questi era infastidito dal fatto che, cliccando su Google il suo nome, compaiono affiancati anche i termini ''indagato'' e ''arrestato''. Lo ha deciso il giudice Gianni Reynaud rigettando il ricorso presentato da Bigotti, presidente della Sti, una spa alla guida di diverse holding nel settore immobiliare, sparse per l'Italia.
Di fatto in nessuna delle note informative sull'imprenditore e neppure nei blog collegati veniva mai riportata la notizia che Bigotti fosse stato mai indagato o arrestato. E emerso, infatti, che l'accostamento era casuale e dovuto solo all'esistenza, nel motore di ricerca, della funzione ''Autocomplete'' che accosta il nome e cognome ai termini che vengono piu' usati da chi ha fatto precedentemente una ricerca su quello stesso nome.
Inoltre il giudice ha sostenuto che il termine ''indagato'' di per se' non e' offensivo e ha ordinato a Bigotti, coinvolto in un grande appalto in Sicilia per il censimento di tutti i beni immobili della regione, a pagare le spese legali.