Iran, Khamenei vittima della sua stessa fatwa. Filtrato dalla censura

Ali Khamenei, (Lapresse)

IRAN – Quando si dice legge del contrappasso: ad essere vittima della censura su internet in Iran è niente meno che lo stesso ayatollah Ali Khamenei, guida suprema della Repubblica islamica. La notizia riportata dal sito Tabnak rasenta il paradossale se si considera che è stato proprio Khamenei uno dei più strenui sostenitori del sistema di filtraggio dei siti web messo in atto dal regime iraniano.

La fatwa con cui Khamenei si sarebbe pronunciato sull’illegalità, secondo la sha’aria dei sistemi di antifiltraggio che consentono di aggirare il blocco dei siti “blasfemi”, è rimasta incagliata nelle maglie della stessa censura. Contenendo la parola “antifiltering”, una delle espressioni proibite e automaticamente filtrate dal sistema di sicurezza, il comunicato ufficiale di Khamenei è stato bloccato. Così gli iraniani non hanno potuto leggere la sentenza della Guida Suprema se non utilizzando i sistemi “antifiltraggio”. Raggiunto dai giornalisti dell’agenzia di stampa semiufficiale Mehr, Khamenei ha detto: “In generale l’uso di software di “antifiltering” è soggetto alle leggi e ai regolamenti della Repubblica islamica e non è permesso violare la legge”.

Ma come funzionano i software antifiltraggio? Si tratta di sistemi che, appoggiandosi a piattaforme telematiche esterne al territorio sotto censura, riescono ad aggirare i blocchi consentendo agli utenti di visualizzare siti altrimenti oscurati. In Iran utilizzare questi escamotage è considerato reato dallo scorso ottobre. Lo ha stabilito il ministro delle telecomunicazioniReza Taghipour.

Ora sono in molti ad interrogarsi sulle contraddizioni di un sistema di censura così intransigente. Il sito d’ispirazione conservatrice Tabnak scrive: “Il filtraggio di un ordine (religioso) è talmente riprovevole per il braccio esecutivo da poter rimettere in questione l’intera filosofia del filtraggio”.

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Daniela Lauria