ROMA – L’Italia è un paese berlusconiano, come sostiene da anni la sinistra, oppure è proprio la sinistra che non riesce a interpretare gli umori degli elettori?
Luca Ricolfi ha spiegato molto bene su La Stampa che forse è arrivato il tempo, per gli ex comunisti (o post comunisti che dir si voglia) di interrogarsi sui propri errori e sulle proprie analisi, che, se non proprio sbagliate, sono perlomeno parziali.
E’ dal 1994 (l’anno della “discesa in campo” di Berlusconi), spiega Ricolfi, che i maggiori esponenti della sinistra ripetono sempre lo stesso ritornello: “Berlusconi vince perché viene votato dalla parte cattiva del Paese”, cioè quella che “guarda la televisione e non legge il giornale”.
La sinistra si arroccava quindi nella convinzione che l’Italia fosse un Paese abitato da una maggioranza di opportunisti, di malfattori, o di ignavi”. Era questa la chiave con cui leggeva i propri “insuccessi elettorali”.
Ma adesso, sottolinea Ricolfi, forse qualcosa sta cambiando: i primi a cercare di andare questa sorta di “elitarismo” della sinistra sono stati Roberto Saviano e Matteo Renzi. Il primo, durante la manifestazione al Palasharp di Milano contro Berlusconi, ha detto: “Smettiamo di sentirci una minoranza in un Paese criminale, siamo un Paese per bene con una minoranza criminale”.
Il sindaco di Firenze è invece stato ricevuto ad Arcore e, alle accuse dei suoi “alleati”, ha risposto, suppergiù: “se vogliamo vincere non possiamo partire dall’assunto che l’altra metà degli italiani, quella che non ci vota, sia costituita da cittadini irrecuperabili, dobbiamo rispettarli e conquistarli”.
Infatti, sottolinea Ricolfi, i sondaggi danno in netto calo il gradimento per Berlusconi: ma danno ancora più in difficoltà la sinistra incapace, secondo gli elettori, di una adeguata opposizione.