John Elkann, presidente della Fiat, perde la pazienza e mette un po’ al suo posto Diego Della Valle, principale azionista delle scarpe Tod’s:
“Non posso pensare che Della Valle abbia preoccupazioni su Rcs, penso che la Tod’s lo preoccupi. La Tod’s va male, è giù del 20 da inizio anno. Rispetto ai suoi concorrenti Prada, Armani, Lvmh e Kering è un nano. Un’azienda di dimensioni piccole e non sta andando bene”.
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Le parole di John Elkann sono la reazione un po’ poco in stile Agnelli ma comprensibile, dopo che negli ultimi giorni Diego Della Valle aveva ripreso a sparare alzo zero sulla gestione della Rcs, il cui gioiello è il Corriere della Sera, arrivando a parlare di azione di responsabilità contro l’intero Consiglio di amministrazione della Rcs, motivata con l’aumento di capitale, la vendita degli immobili e in particolare della storica sede di via Solferino e l’alleanza nella raccolta pubblicitaria tra Rcs e Publikompass, concessionaria della Stampa, quotidiano di Torino dela Fiat.
Secondo Della Valle, la gestione della Rcs è di fatto in mano a due soci: Fiat e Intesa Sanpaolo, attraverso l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane, che, riferisce Lettera43, ha condotto due operazioni con le parti che non hanno beneficiato all’azienda.
Per questo motivo, spiega Giovanni Pons su Repubblica,
“attraverso i suoi legali di fiducia dello studio Bonelli, Erede, Pappalardo, Diego Della Valle ha intrapreso una strategia legale ben precisa che dopo diverse lettere di denuncia dei vari fatti ora prevede il passo dell’azione di responsabilità verso tutto il consiglio, reo di aver avallato le operazioni contestate”.
Per la prima volta, nota Giovanni Pons, Diego Della Valle ha attaccato
“apertamente anche la gestione dell’ad Pietro Scott Jovane che sta cercando faticosamente di riportare in attivo i conti della casa editrice. Ma la strada sembra ancora lunga e la visibilità per un’uscita dalla crisi del mercato pubblicitario ancora scarsa come anche la strategia di rilancio risulta in parte confusa, come testimonia anche l’andamento non esaltante del titolo in Borsa.
“Con la sua iniziativa Della Valle punta a coagulare intorno a sé gli azionisti scontenti di questa gestione targata Elkann-Bazoli e provocare un momento di discontinuità, magari proprio in occasione dell’assemblea. Sulla sua stessa linea di pensiero vi è sicuramente Urbano Cairo, patron dell’omonima casa editrice che invece sta veleggiando a gonfie vele dopo l’acquisizione de La7 avvenuta giusto un anno fa [e anche patron del Torino, rivale se non nella classifica della Serie A certo nel cuore dei torinesi, della Juventus degli Agnelli].
Poiché, elabora Giovanni Pons,
anche i rapporti con Mediobanca, in particolare con l’ad Alberto Nagel, sia di Della Valle sia di Cairo sono molto buoni, non si può escludere che a un certo punto la soluzione di compromesso possa passare per una gestione affidata alle cure di un editore puro, cioè lo stesso Cairo, che però è concorrente di Rcs sia nel settore dei periodici che nella raccolta pubblicitaria”.
Secondo Carlotta Scozzari, su Dagospia,
“Rcs ha senz’altro i suoi problemi e le sue difficoltà con cui deve fare i conti, è innegabile. Ed è altrettanto verosimile che la non semplice fase che il gruppo guidato da Pietro Scott Jovane ha attraversato negli ultimi tempi e sta ancora attraversando si rifletta anche, almeno in parte, nelle quotazioni di Borsa. Non a caso, a Piazza Affari, i titoli Rcs, negli ultimi 12 mesi, sono passati da 3,88 euro ai quasi 1,5 euro delle quotazioni di oggi.
Quel che è curioso è che l’azionista di Rcs al 9% Diego Della Valle, da tempo in polemica con Elkann, ricorra all’argomento delle quotazioni di Borsa non sempre brillanti del gruppo editoriale per affermare che l’asse costituito dal presidente della Fiat e da quello di Intesa Sanpaolo Giovanni Abramo Bazoli si rifletta in una cattiva gestione della società del “Corriere della Sera”.
Infatti, “se si applicasse lo stesso ragionamento alla Tod’s, si dovrebbe giungere a conclusioni non proprio entusiastiche sulla gestione. Il fatto è che in Borsa le azioni del gruppo marchigiano delle calzature, da un po’ di mesi a questa parte, hanno imboccato con convinzione la strada dei ribassi: se in un anno i prezzi sono calati da circa 100 ai 97 euro di oggi, nel giro di sei mesi il crollo è stato ben più netto, se si considera che le quotazioni ad agosto si aggiravano sopra i 140 euro”.
Ha scritto Sofia Fraschini, sul Giornale di Berlusconi, il quale a sua volta detesta Della Valle, che
“Tod’s ha azzerato i guadagni di un intero anno a Piazza Affari. Complici risultati deludenti nel quarto trimestre del 2013, il gruppo di Diego Della Valle è caduto a quota 101 euro (-8,08%); trascinando al ribasso altri gruppi del lusso come Ferragamo (-1,6%) e Cucinelli (-1,8%). Un anno fa era iniziato il rally che aveva spinto Tod’s oltre i 140 euro.A fermare la corsa della casa marchigiana hanno contribuito il rallentamento della Cina e l’instabilità dei Paesi emergenti, ma anche risultati poco convincenti e una strategia che lasciare perplessi gli operatori. In primis, gli analisti, che per il 2014 prevedono incertezze sulle vendite”.
Questo avveniva una settimana prima dell’intemerata di John Elkann. Nel frattempo il titolo Tod’s ha perso ancora terreno, chiudendo, lunedì 10 febbraio, a quota 97. Prosegue Sofia Fraschini:
“I ricavi sotto le attese hanno innescato una serie di revisioni dei prezzi da parte dei broker che giudicano il titolo molto a premio rispetto ai risultati previsti e agli altri gruppi del lusso. Nel dettaglio, Tod’s ha annunciato un fatturato in crescita dello 0,8% a 214,9 milioni, a fronte del +9% del consensus e del +7,5% stimato da Equita.
“Nel 2013, secondo i dati preliminari, il fatturato sarà di 967,5 milioni (+ 0,5%), contro il 987,6 milioni attesi da Intermonte. «Un’accelerazione rispetto al terzo trimestre era attesa per la maggiore stagionalità del retail, ma il retail ha deluso», ha commentato Equita, declassando il titolo a reduce con un prezzo obiettivo di 97 euro. «Siamo underweight su Tod’s in quanto riteniamo che l’alta esposizione all’Italia (33% delle vendite) e quella wholesale (36%) porterà a una crescita più lenta rispetto alle concorrenti.
“I risultati 2013 lo hanno dimostrato, con l’Italia in calo del 16%», ha replicato Barclays abbassando il target price a 98 euro. E non basta il segnale arrivato dal mercato italiano (-3% dopo – 18% nei nove mesi) dove Della Valle costruirà un nuovo stabilimento. Gli analisti hanno, infatti tagliato del 6% l’ebitda dell’intero anno, sottolineando che le crescite più caute sul 2014- 15 si traducono «in minore leva operativa, con un taglio dell’utile per azione dell’11%»”.