Un giornale specchio di una città, della sua borghesia. Una metropoli sempre in movimento, sempre irrequieta, spesso al centro della storia italiana. Il Corriere della Sera è sempre stato “terzo” o “conservatore” così come il premier pretende? No. Il quotidiano di via Solferino ha interpretato i mille umori di Milano. Mille. Lo spiega bene Enzo Bettiza in un fondo su “La Stampa” che Blitz quotidiano vi propone come articolo del giorno.
Il mito, rispuntato nelle recenti critiche rivolte da Silvio Berlusconi a Ferruccio de Bortoli, di un Corriere della Sera non più difensore e rappresentante di una scomparsa borghesia «buona» e «conservatrice» è per l’appunto, oggi, più mito che credibile verità sociologica. Neppure si capisce bene a quale Corriere d’antan il Cavaliere intendesse alludere. A quello carismatico dei tempi di Albertini che schierò le batterie della storica testata prima a favore di Mussolini e poi contro?
A quello democristianeggiante e filogovernativo di Missiroli che usciva negli anni in cui il giovane Berlusconi, più che giornali, leggeva spartiti musicali su navi da crociera? O quello grintoso di Alfio Russo, che non risparmiava né borghesi né proletari, oppure quello paludato di Spadolini, il quale oscillando tra Moro e Saragat attendeva di spiccare il gran volo da Via Solferino a Palazzo Chigi? Non credo infine che Berlusconi, già fortunato impresario appoggiato da Craxi e già in procinto di idolatrare Montanelli, potesse rimpiangere la virata a sinistra del Corriere di Piero Ottone sostenuto dalla borghesia cosiddetta «illuminata», incline al compromesso con i comunisti in piena avanzata ovunque. Anche in tanti giornali apparentemente legati al mondo borghese […]