MILANO – Il Tribunale di Milano ha condannato la trasmissione radiofonica “La Zanzara”, condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ha cancellare le registrazioni di una telefonata tra l’ex ministro Fabrizio Barca e un imitatore di Nichi Vendola. Telefonata che fu rubata e che quindi va eliminata dagli archivi.
Ma al di là del singolo episodio la sentenza del tribunale di Milano condanna uno stile, il “Cruciani style”, fatto di informazioni carpite non attraverso un normale lavoro di inchiesta giornalistica ma di fatto rubando confidenze a persone che non sanno di essere in diretta radiofonica e che pensano di parlare in privato con un loro amico e non con un imitatore.
Il Tribunale ha stabilito che questo “stile” è illecito. Che non si può fingere di essere un altro e utilizzare le informazioni ricevute. Secondo il Tribunale “l’interesse pubblico alla conoscenza di fatti di rilievo collettivo va tutelato e perseguito nel rispetto del trattamento dei dati personali, e non può rappresentare un’esigenza superiore in nome della quale acquisire e trattare dati personali in spregio delle regole che disciplinano l’attività giornalistica”.
Tradotto: se si vogliono scoop bisogna farli secondo le regole giornalistiche. Non fu così nel caso della telefonata che ha dato il là alla sentenza, quella tra l’ex ministro Barca e il finto Vendola. Barca parlò a ruota libera, accusò Matteo Renzi e Carlo De Benedetti. Peccò forse di ingenuità ma allo stesso tempo fu certamente vittima di quello che oggi, dopo la sentenza, è lecito chiamare un imbroglio.