De Benedetti e Marina Berlusconi: lite a distanza su Mondadori

Marina Berlusconi (Lapresse)

MILANO – Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo l’Espresso,  ha rilasciato un’intervista tv che andrà in onda su Rai 2 il 10 maggio e di cui sono state diffuse alcune anticipazioni sull’edizione del Corriere della Sera di mercoledì 9 maggio a pagina 23 (qui il testo). “La Mondadori era nostra e ci è stata portata via corrompendo un giudice. La difesa di Berlusconi dice che anziché averne corrotti tre ne ha corrotto solo uno. Va bene, vediamo cosa deciderà la Cassazione. Siamo assolutamente fiduciosi”, ha detto De Benedetti.

Non si è fatta attendere la risposta-attacco di Marina Berlusconi, presidente Mondadori,  che ha definito il comportamento di De Benedetti “oltraggioso”. Secondo la figlia di Silvio Berlusconi, il presidente del Gruppo L’Espresso ”sintetizza a suo totale uso e consumo la storia del Lodo Mondadori” e la sua ”è una sintesi che non ha nulla a che fare con la realtà”.

Carlo De Benedetti (Lapresse)

La presidente del gruppo di Segrate ha aggiunto: ”L’ingegner De Benedetti confida evidentemente che, a forza di ripeterle, le ricostruzioni di comodo finiscano per suonare un po’ piu credibili”, aggiunge la primogenita di Silvio Berlusconi, che interviene per ricordare ”come andarono effettivamente le cose”.

”Non è affatto vero che l’ingegner De Benedetti, come lui sostiene, ricevette un ‘danno drammatico’ dalla spartizione della Mondadori. Al contrario – sostiene Marina Berlusconi – ebbe solo benefici. Come confermano le sue dichiarazioni di grandissima soddisfazione rilasciate all’epoca. La spartizione fu infatti imposta dalla politica alla Fininvest, che in quel momento controllava, oltre ai libri e ai periodici, anche la Repubblica, l’Espresso e i quotidiani locali della Finegil. Noi dovemmo rinunciare alla Grande Mondadori, De Benedetti ottenne una parte molto significativa dell’azienda, sia dal punto di vista economico che del peso politico: la Repubblica, l’Espresso e i quotidiani locali”.

Secondo la presidente di Fininvest e Mondadori inoltre ”non è affatto vero, contrariamente a quanto sostiene l’ingegner De Benedetti, che ‘la Mondadori era nostra e ci è stata portata via corrompendo un giudice’. La sentenza della Corte d’Appello di Roma che annullava il lodo Mondadori, dando poi origine a tutta la vicenda, fu emessa da un collegio di tre giudici. Uno di loro venne successivamente ritenuto colpevole di corruzione, a conclusione di una vicenda processuale assai controversa che vide alternarsi assoluzioni e condanne. Gli altri due giudici non sono mai stati sfiorati dal sospetto, e, più volte interrogati, hanno ribadito di aver totalmente condiviso il verdetto, in piena consapevolezza perché avevano studiato nei dettagli l’intera causa. Quella della Corte romana era quindi una sentenza non inquinata e assolutamente giusta, conforme al diritto, in linea, com’è confermato da una giurisprudenza assai ampia, con gli orientamenti dell’epoca. Per questo verdetto, peraltro, la Cir rinuncio’ al ricorso in Cassazione e non chiese la revocazione, pur avendone la possibilita”’.

Marina Berlusconi ha detto ancora: ”Alla luce di tutto ciò, è non solo un oltraggio al senso comune, ma anche pesantemente diffamatorio sostenere, come fa l’ingegner De Benedetti, che ‘la difesa di Berlusconi dice che anziché aver corrotto tre giudici ne ha corrotto solo uno’. Noi non abbiamo mai corrotto nessuno, e mio padre venne prosciolto da ogni ipotesi accusatoria nel 2001, ancora prima che iniziasse il dibattimento”, aggiunge Marina Berlusconi.

”In definitiva, i fatti dicono come la condanna che la Fininvest ha subito rappresenti un’ingiustizia di enorme gravità, un vero e proprio esproprio da 564 milioni, cifra pari a quattro volte il valore azionario della quota Fininvest in Mondadori. In realtà neppure un euro da parte nostra era dovuto, perché non ci fu alcun danno. L’ingegnere De Benedetti si dice ‘assolutamente fiducioso’ sulle decisioni della Cassazione? Anche la nostra fiducia nel verdetto della Suprema Corte è assoluta, perché sappiamo – conclude – che assoluta è stata la correttezza con cui abbiamo operato”.

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