ROMA – Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, è stato condannato per “procurato allarme” in merito alla notizia-bufala di un presunto attentato a Gianfranco Fini. Due mesi di carcere, convertiti in un’ammenda da 15 mila euro. La notizia gli era stata passata da uno sconosciuto imprenditore che poi aveva rivelato di aver inventato tutto per vedere se Libero avrebbe pubblicato la bufala.
L’ex leader di Fli, secondo quanto raccontato da Libero, sarebbe dovuto rimanere ferito in un presunto attentato e le responsabilità sarebbero state fatte ricadere su Silvio Berlusconi. Con un chiaro vantaggio per Fini, in caso di elezioni anticipate. Voci che il direttore del quotidiano filo-berlusconiano non documentava per nulla. Anzi, “non so se abbiano fondamento, se si tratti di invenzioni oppure, peggio, di trappole per trarci in inganno”, ammetteva lo stesso Belpietro. “Toccherà ad altri accertare i fatti”. Il direttore di Libero scriveva di essersi limitato a verificare identità e professione di chi gli aveva raccontato la storia. E poi, un’unica certezza: “Chi mi ha spifferato il piano non pareva matto”.
Racconta il Corriere della Sera:
Si mobilitò la polizia di mezza Italia per scoprire che la fonte di Belpietro era uno che voleva burlarsi della credulità dei giornali. Il decreto penale (che ora Belpietro impugnerà) esclude «l’esimente di un preteso diritto di informazione» per «totale assenza» di «qualsiasi connotato di serietà» in mancanza di una «anche minima verifica possibile»: «la “confidenza” è diventata “notizia” solo in ragione della sua diffusione e dell’allarme destato». La pena detentiva (poi commutata in ammenda) per il gip non contrasta con Strasburgo perché il no al carcere per i giornalisti è nei casi di diffamazione; e i precedenti penali negano al direttore le attenuanti.