ROMA – Il fotoreporter Andrea Rocchelli è stato ucciso il 24 maggio 2014 nella regione del Donbass mentre effetuava un reportage. Per il suo omicidio, il 12 luglio è stato condannato dalla Corte d’Assise di Pavia a 24 anni Vitaly Markiv, 29enne militare della Guardia nazionale ucraina. La Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) e l’Associazione Lombarda dei Giornalisti (Alg) hanno commentato: “Grazie a chi non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia”.
In un comunicato diramato il 12 luglio, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, dichiarano: “Prendiamo atto con soddisfazione che la Corte d’Assiste di Pavia ha riconosciuto che Andrea Rocchelli e Andrej Mironov sono stati uccisi mentre tentavano di ‘illuminare’ una guerra cancellata. E ci appare altrettanto illuminante che i giudici abbiano voluto riconoscere come, attraverso il loro assassinio, siano stati colpiti anche l’articolo 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini a essere informati, disponendo un indennizzo per la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, parti civili rappresentate dagli avvocati Giuliano Pisapia e Margherita Pisapia”.
E proseguono: “In questo momento il nostro pensiero va a Elisa e Rino Rocchelli, a Lucia, sorella di Andy, alla sua compagna Maria Chiara e al figlio Nico, ai suoi colleghi del collettivo Cesura e a tutti coloro che non hanno mai smesso di reclamare verità e giustizia”.
Anche Giuliano Pisapia, avvocato che ha seguito il caso, ha commentato: “Ci siamo costituiti parte civile in questo processo in nome e per conto della Fnsi e dell’Alg con l’obiettivo di dare il nostro contributo, senza pregiudizi, all’accertamento della verità sulla tragica morte del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli. Dopo un processo approfondito, nel corso del quale sono stati pienamente garantiti i diritti di difesa dell’imputato e i diritti delle parti civili, la decisione della Corte d’Assiste di Pavia ha confermato quanto sostenuto dai familiari della vittima sulle responsabilità della tragica morte di un coraggioso fotoreporter che ha perso la vita per garantire, anche in quei luoghi dove prevale la violenza sulla pace e sulla libertà, il diritto-dovere di informare ed essere informati”. (Fonte Fnsi)