“La presa d’atto da parte del governo e di ampie aree del Parlamento che non si può parlare solo di tagli meramente ragionieristici alla Rai, ma che va subito impostato un progetto di riforma e riordino organizzativo e produttivo, è una novità che coglie in pieno le istanze di tutto il sindacato dei giornalisti”, dicono Fnsi e Usigrai, rivendicando di non aver “mai smesso – neppure di fronte alle provocazioni più aspre e ingiustificate – di esigere l’apertura della discussione di merito: in primo luogo sul rinnovo della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo e sulla lotta all’evasione del canone, insieme con la messa in campo di una vera progettualità editoriale avanzata. Il Senato ha modificato il decreto del Governo, tenendo conto anche di queste osservazioni per la parte relativa ad una diffusa e radicale presenza della Rai su tutto il territorio nazionale. E’ una prima indicazione di missione che deve entrare in un progetto più vasto, peraltro, richiesto dall’EBU (Associazione dei Servizi Pubblici Europei), che ricorda il dovere di mettere in stretta relazione qualsiasi intervento sulle risorse con gli obblighi e, appunto, la missione del servizio stesso”.
“E’ di tutta evidenza,quindi, che la stessa questione dei tagli di 150 milioni di euro (al di là degli aspetti di legittimità) non può essere considerata archiviata fino a quando non sarà completata la discussione per il processo di riforma dell’azienda e non sarà definito un nuovo quadro di sistema ad elevato standard europeo in tema di conflitti di interesse, antitrust, e mercati pubblicitari. Fnsi e Usigrai – concludono Siddi e Di Trapani – continueranno il lavoro su questi punti con chiarezza e determinazione perché queste sono le cose che contano davvero, avendo ben chiaro che lo sciopero è uno strumento, non il fine dell’attività sindacale e sociale”.