MILANO – Da una parte c’è Giuseppe Rotelli, re della cliniche, che è il primo azionista di Rcs con il suo 16,7%. Dall’altra Diego Della Valle, patron di Tod’s, che ha l’8,67% ma che potrebbe crescere fino a diventare lui il primo azionista del gruppo editoriale che pubblica il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.
Rotelli ha annunciato che non sottoscriverà l’aumento di capitale e che vuole ridurre la sua quota al 4%. Resta un 12,7% che fa gola a Della Valle: con quella quota potrebbe (quasi) controllare la casa editrice, come spiega Giovanni Pons su Repubblica:
“Se veramente Della Valle fosse disposto, non solo a versare altri 37 milioni per proteggere la sua quota attuale dell’8,67%, ma a investire ulteriori 67 milioni per sottoscrivere le azioni che spetterebbero a Rotelli più l’acquisto dei diritti di opzione, potrebbe arrivare a controllare il 22% del capitale di via Rizzoli. E a quel punto, in qualità di primo azionista, dialogare con Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Fiat da una posizione di forza. Ma se ciò effettivamente avverrà lo si saprà soltanto martedì prossimo, ultimo giorno per girare i diritti in blocco prima che si apra l’asta sull’inoptato.
Un’indicazione importante per Della Valle potrebbe arrivare già stasera quando l’ad di Mediobanca Alberto Nagel presenterà al suo consiglio le linee del nuovo piano industriale. Tra queste dovrebbe esserci l’uscita da tutti i patti di sindacato e quindi anche di quello Rcs in via di scioglimento. Una richiesta che il patron della Tod’s sta facendo da parecchio tempo e che lo ha portato circa un anno fa a uscire dall’accordo di sindacato sbattendo la porta. E più recentemente a contestare duramente l’operazione di ricapitalizzazione perché troppo sbilanciata a favore delle banche, nella doppia veste di azioniste e creditrici. All’assemblea del 30 maggio scorso Della Valle ha coerentemente votato contro in seguito a un intervento dell’avvocato Sergio Erede che ha messo in evidenza tutti i punti deboli dell’operazione a partire dalle lacune del piano industriale. Poi le diplomazie si sono messe al lavoro producendo un primo incontro tra lo stesso Della Valle e Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, che da sempre ha a cuore i destini della Rcs. E un secondo faccia a faccia dovrebbe avvenire nei prossimi giorni”.
In ballo c’è il futuro dell’azienda: continuare sulla linea (di tagli) tracciata dal piano industriale dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane (sostenuto dal presidente della Fiat John Elkann e da quello di Mediobanca Renato Pagliaro) o cambiare strategia, per esempio non vendendo i periodici alla Prs di Alberto Bernardini de Pace? Molto dipende dal ruolo e dal peso che avrà Della Valle.
Intanto l’imprenditore marchigiano incassa la benedizione di Vittorio Feltri, che nel “piano Della Valle” include Giulio Anselmi alla direzione del Corriere, accompagnato da Giuseppe Cerbone:
“Un affare buono o cattivo? Questo è il dilemma. Conoscendo l’uomo, il suo temperamento e le sue ambizioni, ci sbilanciamo: riuscirà a guadagnare anche con la carta stampata. Il progetto che egli ha in mente fa pensare che abbia capito quale sia la strada da percorrere per giungere al successo. Anzitutto la scelta del direttore della testata: Giulio Anselmi, che ha un curriculum di tutto rispetto, esperienza da vendere e una solidità professionale fuori dal comune. Nel mondo dei giornali non si è fatto mancare nulla: la direzione del Mondo, la condirezione dello stesso Corriere, la direzione del Messaggero, dell’Espresso, dell’Ansa e della Stampa di Torino. Gli è sempre andata bene. Oltre che bravo, quindi, dev’essere anche fortunato, particolare non secondario.
Insomma, Anselmi è una garanzia, la persona giusta per svoltare senza andare incontro ad avventure. Anche perché questo direttore, come tutti quelli esperti del mestiere, non arriverà solo soletto nell’ufficio che fu di Luigi Albertini, ma accompagnato da un mago dei conti: Giuseppe Cerbone, uno che i bilanci li fa quadrare, tant’è vero che non gli è mai capitato di toppare. D’altronde Della Valle non è tipo da buttarsi alla cieca in un’impresa: se non ha una squadra di cui fidarsi non muove un passo. Dal che si evince che il piano di cui riferiamo non può essere stato improvvisato: probabilmente era in gestazione da tempo”.