“Senza avvocato”, una lettera-editoriale di un lettore de La Stampa

La Stampa ogni giorno propone una lettera dei lettori trasformata in editoriale e inserita appunto nella pagina degli editoriali. Questa volta ne “L’editoriale degli elettori” c’è la lettera di Riccardo Roverati, 40 anni e dipendente pubblico a Ferrara, dal titolo “Senza avvocato”. Una storia personale in cui “forse si ritroveranno anche altri ex giovani italiani che come me hanno visto frustrati i propri sogni, senza un perchè”.

“Una storia personale in cui forse si ritroveranno anche altri (ex) giovani italiani. Che, come me, hanno visto frustrati i propri sogni, senza un perché. Sono un 40enne deluso e disilluso che vuole testimoniare la sua storia come specchio di questi tempi. Spero che possa essere di quelche interesse anche per i lettori. Lavoro come dipendente pubblico perché sono rimasto orfano a quindici anni e, dovendo lavorare subito, dopo gli studi ho vinto un concorso nella Pubblica Amministrazione. Mi sono laureato in giurisprudenza perché il mio sogno era di fare l’avvocato. Dopo tanti tentati esami raggiungo l’obietivo di superare la prove scritte mentre mia madre è terminale in un letto d’ospedale e dopo poco si spegne. Le prometto che darò tutto me stesso per realizzare il mio e anche il suo. Tuttavia non riesco, mi blocco e non vado agli orali. Successivamente mi riprendo e vado a fare di nuovo a fare le prove scritte e dopo averle superate affronto gli orali. Mi metto in aspettativa dal lavoro e dopo due mesi e mezzo di studio sodo e sacrifici, anche economici, vado e affronto la prova. Domande: quando è entrata in vigore la Costituzione (la data), l’Assemblea costituente, i partiti e il loro finanziamento. Rispondo a tutto su tutte le materie (ho i testimoni) anche a queste domande non giuridiche; non passo l’esame dopo un’ora e mezza di interrogazione. Dopo di me viene interrogata una ragazza con il suo avvocato al seguito. Che cosa devo pensare? Che dovevo essere accompagnato anch’io? Che forse la commissione aveva già raggiunto la percentuale di promossi e io sono «andato fuori quota» secondo la regola non scritta che si promuove entro una certa percentuale? Ho solo voglia di fuggire da questo paese che frustra ogni sogno e ogni aspirazione di giovani e meno giovani. La mia non è solo delusione è la certezza che qui la conoscenza, l’abnegazione, l’impegno sono DEMERITI”.

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Warsamé Dini Casali