Sulla vicenda oggi la Stampa ha pubblicato in prima pagina una lettera dal titolo evocativo “Licenza di uccidere”. Un lettore, disgustato dalla notizia che l’autore della strage era già stata rilasciato, ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere al quotidiano. Non si tratta di uno sfogo come tanti altri: è il racconto in presa diretta della strage del pirata di Desenzano. Fatto da chi in quella notte c’era. Scritto da un testimone oculare.
La cronaca è nota: la Renault Clio sulla quale viaggiava la famiglia, madre, padre e un bimbo di 18 mesi viene tamponata dalla Bmw X5 dell’imprenditore milanese alle 2.50 di notte e nello schianto, tra i caselli di Desenzano e Sirmione nel bresciano, a sua volta è andata a sbattere contro un’altra vettura. La coppia di Padova muore sul colpo. Alla guida della seconda auto tamponata c’era Francesco, 19 anni, autore della lettera al quotidiano la Stampa. Ripercorre così la notte tragica dell’evento:
“Sabato scorso (24 aprile n.d.r.) mentre viaggiavo di ritorno con altri tre amici da un concerto sull’autostrada A4 nei pressi di Desenzano, la mia auto è stata colpita da un’altra. La Renault Clio che mi precedeva ha sbandato a una velocità funambolica dopo l’impatto con la vettura ha colpito il muro finendo contro il guardrail”. Miracolosamente illesi il lettore e i suoi amici si rendono conto da subito che per chi si trovava sulla Renault non ci sarebbe stato nulla da fare. Il racconto continua: “Immediatamente dopo vediamo sfrecciare una Bmw X5 completamente distrutta e fuori controllo che si sarebbe fermata a 100 metri”.
Francesco accosta l’auto e insieme agli amici si precipita sui resti della Clio. Il racconto delle immagini è straziante: “La scena fa tremare le gambe: cercando di raggiungere l’auto non mi rendevo conto che facevo un passo avanti e uno indietro rimanendo nello stesso esatto posto. Prendo coraggio e mi avvicino all’auto dove vedo un angelo con una pettorina da volontario 118. Mi chiede aiuto per estrarre un bambino che respira a stento, ma respira”. I soccorsi arrivano dopo minuti interminabili prendono il piccolo e lo portano via. “Tutti sperano e pregano per la sua vita. L’angelo con le stessa gentilezza con cui era arrivato, se ne va, facendoci un grande in bocca al lupo”.
Il conducente della Bmw x5 sta bene e ha dichiarato il “mea culpa” per un colpo di sonno. Ora è tutto chiaro, scrive Francesco: “La Renault che ci ha colpiti era stata precedentemente centrata, a una velocità mollo elevata, dalla Bmw”. Arriva la polizia. L’investitore dichiara agli agenti che ha avuto un “colpo di sonno” ma la sua rilevazione all’etilometro segna 1,47: tre volte il limite massimo consentito. “Ci sembra il minimo – prosegue la lettera – pensare che l’Assassino (con la “A” scritta maiuscola n.d.r.) passerà la sua vita in prigione siccome ne ha tolte due e un’altra è attaccata a un filo”. Ma “Domenica sera – prosegue la lettera – il piccolo non ce l’ha fatta ed è tornato tra le braccia di mamma e papà. I morti quindi sono tre: una famiglia intera”.
Al dramma si aggiunge un nuovo dramma: “Ieri sera al telegiornale sento che il pluriomicida è stato rilasciato!”. “Ma come si può rilasciare quella persona dopo tutto quello che ha commesso?” si chiede Francesco che conclude “Sono un giovane di 19 anni, è questo l’esempio che la magistratura e lo Stato italiano mi vogliono dare?”
Tre giovani vite sono andate perdute quella notte. La più piccola aveva appena un anno e mezzo. Tredici le persone ferite anche se in modo non grave. Quattro le auto coinvolte nell’incidente. Alessandro Bonelli, l’uomo che era alla guida della Bmw, dopo essere risultato positivo al test dell’acol, è stato rilasciato dal giudice che ha deciso per lui gli arresti domiciliari. A Bonelli era stata già ritirata la patente due volte, nel 2004 e nel 2005 per guida in stato di ebbrezza.