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Vendite giornali giugno e luglio 2018: gelata estiva, solo pochi si salvano

Vendite giornali giugno e luglio 2018: gelata estiva, solo il Corriere si salva (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Vendite giornali, doccia fredda in giugno e luglio 2018. Tra un mese si saprà, con i dati di agosto, se l’estate torrida per gli italiani è stata invece di freddo polare per l’editoria dei quotidiani. Ci eravamo illusi, in maggio, che la primavera non fosse solo meteorologica e riscaldasse almeno un po’ anche il mercato dei giornali.

Purtroppo, giugno e luglio, che in questo articolo commentiamo assieme, sono fonte di molta amarezza. Il quadro complessivo è desolante. Su questo sfondo di miseria si stacca la luce del Corriere della Sera, che, nello strazio generale, sembra stabilizzato su una perdita di 5 mila copie anno su anno in maggio e agosto, un’inezia se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, con un piccolo segno positivo che vale quel che vale ma che vale tantissimo di questi tempi. In giugno il Corriere, dopo anni di declino, ha invertito la tendenza, guadagnando 2 mila copie, registrando, in giugno e in luglio vendite per 205 e 206 mila copie rispettivamente. 2 mila copie sono un’inezia, ma se le confrontate con le 20 mila perse da Repubblica e le affiancate al distacco sempre maggiore rispetto a un giornale che per anni fu il primo d’Italia, 206 mila copie in luglio contro 158, sempre in luglio, di Repubblica, il dato è significativo. Non sembra un successo di scuderia, ma proprio del direttore e della redazione del Corriere. L’altro purosangue che oggi porta i colori di Urbano Cairo, la Gazzetta dello Sport, segue il destino degli altri giornali italiani.

Corriere a parte, i giornali che tengono o migliorano si contano sulle dita di una mano. Il Giorno porta la bandiera. In giugno ha segnato un calo dopo mesi e mesi di crescita ma in luglio si è subito ripreso, a 45.746 copie, guadagnandone 2.500 rispetto a un anno fa. Non avendo nozione di promozioni o vendite abbinate, dobbiamo credere fermamente che sia effetto della cronaca, la regina del giornalismo sotto tutte le latitudini e epoche.

Genuino certamente è anche il successo del Manifesto, arrivato in luglio a 8.429 copie, su di 600 copie rispetto al 2017, di 800 copie in giugno anno su anno.

Anche Libero cresce. In luglio, dopo un giugno brillante, è a 26.961 copie, un anno fa era a quota 25.267.

Non c’è bisogno di scriverlo per sottolineare che sono briciole. Mille copie lì, mille copie là. Il mercato nel suo insieme presenta un trend da Beresina. Waterloo c’è già stata o è alla prossima fermata? Ma dalla parte di Napoleone, non di Wellington o ancor più giustamente di von Blücher.

Delusione dal Fatto, in forte ripresa nei mesi passati, fino alle 37.103 copie di giugno di quest’anno. Luglio ha registrato un calo abbastanza forte a 34.76 copie, inferiore anche al luglio 2017, che era stato di 36.205, in un anno non esaltante. Sarà che nonostante lo sforzo del Fatto di bacchettare appena possibile quelli del m5s, la delusione dei lettori nei confronti delle mancate promesse e l’eccessiva ostilità nei confronti della Lega avanzante non aiuta?

Preoccupante il trend complessivo delle testate del gruppo Gedi. Non c’è una testata che si salvi nemmeno fra i giornali locali. Repubblica continua il calo cui ormai siamo dolorosamente abituati: meno 17 mila copie furono a maggio, meno 20 mila sono state a giugno, meno 21 mila in luglio, siamo arrivati a 158 mila copie. Se vogliamo essere ottimisti, ne perde meno di qualche mese fa. Lo scorso gennaio ne perdeva, sul gennaio 2017, 34 mila. Non perdete di vista un fatto. Dirigere e scrivere su Repubblica è oggi uno dei mestieri più difficili del pianeta. La sinistra italiana (e non solo quella italiana) è lacerata da forze opposte, se dai ragione ai cattolici scontenti gli ugonotti, gli uni e gli altri travagliati da scismi. Provateci voi a fare un giornale per un pubblico del genere o anche solo dei barattoli di marmellata o del burro o del pane.

Quel che fa impressione è la crisi complessiva di vendite del Gruppo nato dalla fusione fra Espresso-Repubblica (De Benedetti) e Itedi (Agnelli). Prendiamo gli altri due principali giornali del nuovo gruppo editoriale, Stampa e Secolo XIX, turiamoci le orecchie come Ulisse davanti alle sirene del confronto storico. guardiamo gli ultimi 3 mesi disponibili, maggio, giugno, luglio. La Stampa ha perso rispettivamente 8 mila, 16 mila e 17 mila copie rispetto al 2017, è a 112 mila copie. Il Secolo ne ha perso 4 mila, 2 mila, 5 mila, è a 38 mila copie.

Spaventa l’accelerazione della crisi. Come se una maledizione biblica incombesse su questa importante componente della editoria italiana. Viene in mente la dinastia di Filippo il Bello, maledetta dall’ultimo templare o la discendenza di Caterina de’ Medici, maledetta da Coligny in punto di morte nella notte di San Bartolomeo, il 24 agosto di 446 anni fa, evento che ancora tormenta la memoria della Francia.

Forse esagero a evocare la protostoria del popolo ebraico e epici e tragici personaggi della storia d’Europa. Non c’è da ricordare la manzoniana caccia all’untore. Ma un po’ di rigorosa superstizione a volte aiuta a interpretare fatti altrimenti inspiegabili. Come se un agente segreto del Demonio stesse trascinando i più bei giornali d’Italia nel fondo del gorgo.

La cattiva cometa che guida i figli di Carlo De Benedetti verso il deserto sembra avere come contrappasso la cometa brillante che porta il gruppo Rcs nella Terra Promessa.

I trend delle vendite si riflettono ovviamente nei conti delle aziende. Se vi fate un giro su internet fra le relazioni semestrali dei gruppi editoriali quotati in Borsa e mettete in fila i numeri relativi al Mol (margine operativo lordo), la cui versione inglese (Ebtda: earnings before taxes, depreciations and amortizations, cioè la differenza fra le entrate e le uscite del negozio, senza partite straordinarie e politiche fiscali e di bilancio) potete constatare che:

i quotidiani di Rcs (Corriere e Gazzetta) hanno fatto nei primi 6 mesi del 2018 un utile come sopra definito di 33 milioni di euro, uno i meno di un anno fa;

l’intero gruppo Rcs passa da 69 a 83 milioni di profitto, su un fatturato in crescita da 472 a 504 milioni; i ricavi sono meno del doppio di Gedi, l’utile è quattro volte tanto;

Repubblica perde 6,7 milioni (ne guadagnava mezzo un anno fa);

i Quotidiani locali ex Finegil guadagnano 10 milioni (come un anno fa);

Stampa e Secolo uniti migliorano passando al pareggio da una perdita di 1,6 milioni;

il gruppo Gedi scende di pochissimo, da 22,5 milioni a 22,1 milioni, su un fatturato in crescita da 268,3 a 322,5 milioni;

Caltagirone editore (Messaggero, Mattino di Napoli, Gazzettino e Corriere Adriatico) peggiora da 1,5 a 2,6 milioni di perdita,

il gruppo Monti-Riffeser migliora il risultato positivo, da 3,5 a 4,2 milioni.

Questo il quadro complessivo dei giornali a diffusione nazionale:

Quotidiani
nazionali
Vendite  giugno 2018 Vendite  giugno 2017 Vendite
luglio 2018
Vendite
luglio 2017
Il Corriere della Sera 204.751 202.985 205.927 210.622
La Repubblica 160.008 179.709 158.025 179.249
La Stampa 108.350 123.721 111.475 129.026
Il Giornale 53.458 57.154 50.309 57.668
Il Sole 24 Ore 52.341 49.867 45.125 50.591
Il Fatto Quotidiano 37.103 35.373 34.761 36.205
Italia Oggi 22.441 27.690 21.666 27.242
Libero 26.503 23.947 26.961 25.267
Avvenire 22.046 22.066 21.098 19.876
Il Manifesto 8.860 8.070 8.429 7.807
La Verità 21.980 21.336 21.314 21.887

Queste le vendite dei giornali locali. Nella tabella li ordiniamo per numero di copie vendute.

Quotidiani
locali
Vendite  giugno 2018 Vendite  giugno 2017 Vendite  luglio 2018 Vendite  luglio 2017
Il Resto del Carlino 91.139 96.618 92.270 99.301
Il Messaggero 80.843 87.385 85.913 92.818
La Nazione 66.440 70.356 67.255 72.220
Il Gazzettino 43.530 46.929 43.155 47.325
Il Secolo XIX 38.613 41.380 37.729 42.790
Il Tirreno 35.746 40.357 35.873 41.554
L’Unione Sarda 34.510 37.113 36.420 39.662
Messaggero Veneto 35.857 37.296 35.532 37.717
Il Giorno 39.043 42.405 45.746 43.189
Nuova Sardegna 29.507 33.075 30.713 34.858
Il Mattino 28.013 30.849 28.594 32.900
L’Arena di Verona 21.055 23.651 22.709 24.709
L’Eco di Bergamo 20.530 22.201 21.312 23.372
La Gazzetta del Sud 19.500 20.887 19.996 22.385
Il Giornale di Vicenza 19.936 21.781 21.112 22.828
Il Piccolo 19.120 20.809 18.883 20.888
La Provincia (Co-Lc-So) 16.962 18.431 16.977 18.460
Il Giornale di Brescia 18.370 19.452 18.304 19.814
Gazzetta del Mezzogiorno 17.386 19.028 18.012 19.575
Libertà 16.397 18.053 16.465 18.313
La Gazzetta di Parma 16.354 18.267 16.835 18.253
Il Mattino di Padova 16.305 18.129 16.370 18.320
La Gazzetta di Mantova 15.340 16.782 15.524 16.924
Il Giornale di Sicilia 13.064 14.961 13.152 15.301
La Sicilia 14.801 15.647 14.627 16.124
La Provincia di Cremona 12.033 12.699 11.862 12.747
Il Centro 11.931 12.750 12.261 13.020
Il Tempo 13.947 15.145 14.442 15.442
La Provincia Pavese 10.394 11.492 10.337 11.451
Alto Adige-Trentino 8.908 10.086 9.181 10.290
L’Adige 11.774 12.458 12.350 12.951
La Nuova Venezia 8.050 8.309 7.841 8.180
La Tribuna di Treviso 10.023 10.819 9.979 10.898
Nuovo Quot. di Puglia 9.245 10.703 10.498 11.850
Corriere Adriatico 12.887 13.808 13.441 14.352
Corriere dell’Umbria 9.665 10.158 9.757 10.735
La Gazzetta di Reggio 7.902 8.537 8.090 8.738
La Gazzetta di Modena 6.934 7.751 7.236 8.516
La Nuova Ferrara 5.769 6.688 5.796 6.917
Quotidiano del Sud 5.275 6.192 5.706 6.635
Corriere delle Alpi 4.501 4.711 4.584 4.857
Quotidiano di Sicilia 7.001 4.688 7.125 4.682
Il Telegrafo 1.729 ——- 1.364 1.501

Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.

Quotidiani
sportivi
Vendite    giugno 2018 Vendite giugno 2017 Vendite
luglio 2018
Vendite
luglio 2017
Gazzetta dello Sport Lunedì 148.142 164.756 167.353 182.072
Gazzetta dello Sport 151.114 161.057 171.996 186.066
Corriere dello Sport Lunedì 74.428 87.580 80.086 93.872
Corriere dello Sport 76.328 90.963 84.573 100.059
Tuttosport Lunedì 46.615 54.722 54.577 60.363
Tuttosport 48.345 56.342 59.865 64.648

Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.

1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.

2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.

3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.

 

Published by
Alessandro Avico