ROMA – WhatsApp e soci manderanno in bancarotta le compagnie telefoniche? Le cosiddette app di social messaging stanno letteralmente mandando in crisi i ricavi legati ai due assi portanti dei bilanci delle telco: gli sms e le chiamate internazionali. Secondo gli analisti costano alle compagnie telefoniche 18 miliardi e la cifra è destinata a crescere. Per Ovum, società di analisi specializzata nel mercato delle telecomunicazioni, l’utilizzo sempre più massiccio delle app che sfruttano internet per consentire agli utenti di inviare messaggi, foto e video, strapperanno al mercato sms 54 miliardi di dollari da qui al 2016.
Nel 2009, dagli sms veniva il 57% dei ricavi non legati alla voce delle compagnie, quest’anno la percentuale scenderà al 47%. E il trend negativo è appena agli inizi. Per questo, suggerisce la società di analisi, gli operatori dovrebbero proporre e anche in fretta servizi in grado di intercettare i cambiamenti di abitudini dei consumatori in fatto di messaging. Certo, non si tratta di una panacea, ma servirebbe per compensare il calo dei ricavi da sms.
La virtù, come sempre, sta nel mezzo e cioè a metà strada tra la limitazione dell’accesso ai dati e l’offerta di servizi voce ed sms illimitati. Lo stesso dicasi per le chiamate internazionali, sulle quali avevano scommesso le telco alla conquista dei mercati emergenti. Quello del crollo delle chiamate internazionali in entrata è un problema anche per i governi, che per la maggior parte le considerato una sorta di tassa sui cittadini espatriati.
In arrivo, secondo il rapporto di Ovum, ci sono numerose nuove app che minacciano di erodere il mercato nei prossimi anni: tra queste texPlus e il social network Pinterest, fondato nel 2010 e ora arrivato a sfiorare i 20 milioni di iscritti. Insieme a WhatsApp, attualmente la fanno da padrona sul mercato GoogleTalk per gli utenti dei dispositivi Android
