ROMA – Una voce roca, che negli anni sarebbe diventata inconfondibile, una chitarra acustica e un’armonica.
L’impronta di Bob Dylan sugli ultimi 50 anni è fatta di questo, più una vena poetica che spesso lo ha portato vicino al Nobel per la Letteratura e una malinconia che, rivela la Bbc, all’apice della fama lo condusse sull’orlo del suicidio.
Al secolo Robert Allen Zimmerman, l’autore di “Mister tambourine”, “The Times they Are a-Changin'” e “Blowin’ in the wind” domani compirà 70 anni, ma, come ha detto Keith Richards a Rolling Stone, “è ancora una fonte di ispirazione per tutti noi, non solo come autore, ma anche perché cerca ancora oggi di viaggiare in luoghi nuovi e diversi”. Tanto diversi, ha scritto Bono sulla stessa rivista, da essere in grado, come all’inizio della sua carriera, anticipare i tempi: “La valanga di parole, immagini, rabbia e malinconia presenti” nelle canzoni di Dylan”avrebbero preso forme musicali dieci o vent’anni dopo, ad esempio il punk, il grunge o l’hip hop”.
Il noto riserbo di Dylan sul proprio privato ha impedito che trapelasse alcunché sul modo in cui il cantante festeggerà il compleanno. Reduce dal tour in Cina, nel mirino delle critiche perché avrebbe proposto un repertorio filtrato dalla censura, il menestrello di Duluth (la città in cui nacque) resta tale agli occhi di chi lo ama davvero, con tutte le sue coerenze e contraddizioni.
Ciò che si ama in Dylan, e che Dylan fa amare, è l’umanità imperfetta, quella che, tra le opzioni della vita, contempla quella di farla finita: “A New York avevo il vizio dell’eroina”, confessò Dylan a Robert Shelton, parlando di qualche anno prima. Era il 1966, Dylan e il critico che lo scoprì erano a bordo di un aereo privato. L’intervista fu in realtà un monologo di Dylan, del quale la Bbc ha rivelato oggi brani inediti: “La morte, per me, non è nulla. Morire non significa nulla e potrei farlo velocemente”.
I critici avevano già cominciato a definirlo un genio, una generazione intera aveva cominciato ad adorarlo. Shelton gli chiese una definizione di felicità. “Sono felice”, rispose il cantautore, aggiungendo, però, che “felicità” è “una parola a buon mercato. Il tema del suicidio ritorna: “Mi sparerei alla testa se le cose andassero male, salterei dalla finestra, mi sparerei. Sai che penso alla morte, apertamente”.
(Foto AP/LaPresse e dalla rete)