Siamo un po’ in anticipo, ma l’8 marzo si avvicina, e anche noi abbiamo deciso di prendere spunto dalla festa della donna per ascoltare della buona musica e per scrivere un articolo in cui celebriamo le pioniere della musica stessa. Naturalmente le icone femminili nella musica di ogni genere non mancano assolutamente, e sarebbe stato facile compilare un elenco delle grandissime e importantissime paladine del rock, da Patti Smith a Siouxsie, da Joni Mitchell a Suzi Quatro, da Aretha Franklin a Tina Turner, da PJ Harvey a Alanis Morissette… solo per citarne alcune!
Invece, abbiamo deciso di dedicare questo articolo alle musiciste che, prevalentemente dietro le quinte, hanno creato il sound che tutti conosciamo e apprezziamo e che è stato poi ripreso, copiato, studiato anche dai colleghi maschi. In molti casi, siamo convinti che le proposte che seguono saranno una vera e propria rivelazione per gran parte dei lettori. Spesso parleremo di canzoni e suoni ben noti, ma che pochi sanno essere stati creati da musiciste donne. E allora vorremmo utilizzare questo spazio, nel nostro piccolo, non per raccontare la storia delle riot grrrl o del femminismo in musica, ma piuttosto per celebrare le figure di alcune donne che sono state fondamentali per la musica in assoluto. Per farlo, abbiamo scelto di dividere l’elenco che segue in cinque categorie, fornendo per ciascuna un esempio dal passato e un esempio presente di musiciste tuttora in attività .
Folksingers / songwriters
Peggy Seeger
Nata nel 1935, Peggy Seeger è una cantautrice americana impegnata nel sociale, che ha contribuito con le sue canzoni ironiche e taglienti a costruire una consapevolezza sociale più diffusa rispetto alle condizioni della donna nella società moderna. Sorella del forse più famoso Pete Seeger, è stata però anche lei soprattutto una attivista e femminista, tanto da essere forzata a una sorta di esilio in Inghilterra per oltre 60 anni, perché non era ben vista e forse era addirittura temuta dalle autorità americane. È stata una cantautrice estremamente prolifica, con oltre 20 album, contando solo quelli da solista, tra il 1955 e il 2021! Il brano che vi proponiamo è uno dei suoi più famosi, I’m Gonna Be an Engineer, in cui nel 1970 Peggy Seeger metteva a nudo le contraddizioni di una società che si definisce libera e democratica ma relega la donna al ruolo di madre e casalinga, negandole pari opportunità di istruzione, lavoro, retribuzione, schiacciando i sogni di una ragazzina sotto il peso delle aspettative sociali.
Tracy Chapman
Tra le cantautrici moderne e tuttora in attività , ci sarebbe l’imbarazzo della scelta: da Joan Baez a Bjork, a Suzanne Vega, solo per citarne alcune, sono moltissime le grandi artiste che hanno dato un grande contributo alla musica. Qui abbiamo scelto Tracy Chapman, cantautrice americana nata nel 1964, cresciuta in un contesto di povertà e disagio sociale, che si rispecchia nei testi della maggior parte delle sue canzoni e nella sua costante attenzione ai temi dei diritti umani. Il suo album di debutto, Tracy Chapman, del 1988, conteneva già tre enormi successi: Talkin’ ’bout a Revolution, Baby Can I Hold You e Fast Cars. E infatti vinse ben tre Grammy, tra cui quello per l’album dell’anno. Grammy che Tracy Chapman vinse nuovamente nel 1997 per la migliore canzone rock con Give Me One Reason, contenuta nell’album New Beginning del 1995. Ma recentemente la cantautrice ha raggiunto un nuovo importante successo, quando una cover di Fast Cars eseguita da Luke Combs l’ha portata a diventare la prima afroamericana a vincere il premio per la Canzone dell’anno del Country Music Award. Il video che vi proponiamo è di una esecuzione live di Fast Cars negli anni Novanta.
Basso
Carol Kaye
Lei l’avete sicuramente sentita, anche se non lo sapete! Sì, perché Carol Kaye è probabilmente la session woman più prolifica mai vissuta, con oltre 10.000 registrazioni all’attivo, tra cui molti successi di livello mondiale. Nata nel 1935, iniziò come chitarrista jazz. Nel 1957 venne chiamata da un produttore a incidere la chitarra nella versione di Summertime di Sam Cooke e poi ancora in La Bamba di Richie Valens, entrando a far parte come unica donna della Wrecking Crew, un collettivo di musicisti da studio di Los Angeles. Nel 1963 passò al basso elettrico, per sostituire un session man che non si era presentato, e lì inizia la storia vera. Con il suo inconfondibile stile fatto di plettro, tra le prime bassiste ad usarlo, e suono stoppato, ha inciso il basso in quasi tutti gli album dei Beach Boys, in These Boots Are Mad for Walkin’ di Nancy Sinatra, in album di Frank Sinatra, Stevie Wonder, JJ Cale e chi più ne ha più ne metta. Anche alcune iconiche colonne sonore vedono la sua partecipazione al basso: il famoso tema di Mission Impossible, quello di M.A.S.H., tanto per citarne alcuni particolarmente famosi. Nel video che vi proponiamo, invece, la sentiamo prestare il suo basso alla famosa versione di Feelin’ Alright di Joe Cocker del 1969, tratta dall’album With a Little Help from My Friends. Carol Kaye è stata un’assoluta protagonista e pioniera della musica, forse anche più di James Jamerson, con il quale si possono trovare similitudini di stile.
Kinga Glyk
Anche nella categoria delle grandi bassiste attive oggi e che hanno contribuito in maniera importante alla musica moderna, è difficile sceglierne una. Ce ne sono tantissime, da Tal Wilkenfeld a Mohini Dey, da Esperanza Spalding a Rhonda Smith, da Kim Gordon a Kim Deal… e l’elenco potrebbe proseguire a lungo. Noi qui abbiamo scelto la giovane Kinga Glyk, polacca, nata nel 1997, sicuri che se già non la conoscete avrete una piacevolissima sorpresa. Dotata di una padronanza spaventosa di diverse tecniche, la Glyk è riuscita in breve tempo a diventare leader della sua stessa band, incidendo diversi album con musiche composte da lei. Su una base funky con un groove invidiabile, si mescolano jazz, pop, rock, addirittura spunti quasi da discoteca. Il risultato è un sound innovativo e coinvolgente e album strumentali godibilissimi. Tra l’altro ha appena pubblicato il suo nuovo lavoro Real Life. Il video che vi proponiamo però è tratto da un live, realizzato dagli organizzatori di un suo concerto a Terni nel 2022, e contiene tre suoi brani, oltre a una brevissima intervista: Cookies, Let’s Play Some Funky Groove e Joy Joy.
Batteria
Viola Smith
Classe 1912, Viola Smith è stata una pioniera della batteria. Non solo perché ha aperto la strada delle percussioni alle generazioni successive di batteriste e musiciste, ma anche perché ha portato alcune personali innovazioni allo strumento. Sua infatti fu l’idea di montare due tom appesi ai suoi lati, che in seguito diede spunti per invenzioni simili a molti suoi colleghi. Attiva fin dagli anni Venti in orchestre e band di swing in America, la possiamo apprezzare nel video in una performance del 1939 di Snake Charmer con Frances Carroll & Her Coquettes, peraltro una band swing tutta al femminile.
Anika Nilles
A molti di voi sembrerà incredibile, ma in giro oggi ci sono molte batteriste degne di nota: basti pensare a Sheila E., la famosa batterista di Prince. Noi però abbiamo scelto di concentrarci su Anika Nilles, batterista tedesca, classe 1983, molto attiva da oltre dieci anni su Youtube e come insegnante. Ha prodotto finora due album, Pikalar nel 2017 e For a Colorful Soul nel 2020, con i quali è andata in tour in tutto il mondo. Nel 2022 è stata chiamata da Jeff Beck per il suo tour europeo, andando a prendere il posto che era stato di mostri sacri come Vinnie Colaiuta e Simon Phillips. E proprio da quel tour è tratto il video che vi proponiamo, con un’esecuzione live di You Know You Know impreziosita da un suo assolo di batteria. Noterete anche che al basso c’è un’altra grande musicista, canadese, che risponde al nome di Rhonda Smith.
Chitarra
Sister Rosetta Tharpe
Se pensate che il rock’n’roll sia nato da Chuck Berry e Muddy Waters, stiamo per mettere in crisi le vostre convinzioni! Sister Rosetta Tharpe è nata nel 1915 in una piantagione di cotone, nell’Arkansas. Già a quattro anni, ha cominciato ad esibirsi cantando e suonando la chitarra gospel. Negli anni Trenta e Quaranta girava già tutto il sud degli Stati Uniti portando la sua musica in tour. Oltre ad essere una musicista donna, era anche nera, che a quei tempi negli States significava che ad esempio difficilmente avrebbe trovato un albergo che la ospitasse. Di conseguenza, mentre i musicisti della band andavano in albergo, lei si era dovuta attrezzare con un tour bus per dormire. Per molti musicisti americani, arrivare a possedere un tour bus significa avere successo, per lei invece era una necessità di sopravvivenza. È stata tra le prime a suonare una chitarra elettrica e il suo stile ha influenzato tutti i più famosi pionieri del rock’n’roll. Nel video che vi proponiamo qui sotto, una sua performance live del 1964, in cui esegue la sua Didn’t It Rain?
Erja Lyytinen
Indovinate un po’? Anche le chitarriste moderne sono tantissime! Verrebbe in mente ad esempio Ana Popovic, per rimanere in ambito blues… Ma noi abbiamo scelto di proporvi un nome che forse per molti sarà nuovo: Erja Lyytinen. Sì, è difficile da pronunciare, ma anche da scrivere, ve lo assicuriamo… Finlandese, nata nel 1976, Erja Lyytinen si è affacciata al panorama internazionale agli inizi degli anni 2000, aprendo concerti di Robert Plant, Focus, Tom Jones e suonando con Joe Bonamassa, Jennifer Batton e Carlos Santana. Ha all’attivo ben dodici album in studio e quattro live. Il suo album del 2014, The Sky Is Crying, un tributo al genio di Elmore James, è probabilmente quello che l’ha più di tutti portata alla ribalta della scena blues. Ma il suo vero potenziale a nostro avviso lo esprime dal vivo. Perciò il video che vi proponiamo è tratto dal live del 2023 Diamonds on the Road. Si tratta della title track, in cui si può apprezzare la sua notevole tecnica con la combinazione di slide guitar e wha-wha.
Strumenti a fiato
Lindsay Cooper
Polistrumentista e compositrice di musica contemporanea, Lindsay Cooper è stata una musicista inglese nata nel 1951, molto attiva soprattutto negli anni Settanta e Ottanta. Ha l’incredibile merito di aver portato il fagotto e l’oboe, i suoi strumenti principali, nella musica rock. Negli anni Settanta ha fatto parte degli Henry Cow (con i quali ha inciso i suoi fiati in una decina di album), dei Comus, degli Egg, collaborando in diverse produzioni della scena musicale di Canterbury, dagli Hatfield and the North (The Rotters’ Club, 1975) fino a Steve Hillage (Fish Rising, 1975) e Mike Oldfield (Hergest Ridge, 1974), per citarne solo alcuni. È stata una fervente attivista, fondando il Feminist Improvising Group nella seconda metà degli anni Settanta. Degli anni Ottanta e Novanta sono invece le sue produzioni soliste, ben 8 album di sue composizioni, tra le quali Oh Moscow del 1991 e An Angel on the Bridge, sempre del 1991. Nel video che vi proponiamo la vediamo dal vivo alle prese con Democratie, brano tratto dall’album The Cortège della Mike Westbrook Orchestra, una produzione jazz del 1982 in cui Lindsay Cooper suona fagotto, oboe e sassofono. I suoni che riesce a produrre nel suo assolo di fagotto, collegato a un wha-wha, ci danno una dimensione di quanto questa artista sia stata una pioniera della musica!
Candy Dulfer
Candy Dulfer è una sassofonista olandese, nata nel 1969, particolarmente apprezzata nell’ambito jazz. A soli 21 anni aveva già una sua band e un album tutto suo (Saxuality, 1990) che gli è valsa una nomination ai Grammy. Ha collaborato anche, tra gli altri, con Dave Stewart degli Eurythmics, con i Pink Floyd e con Prince, in particolare dal 2004. Prince era noto per dare spazio e visibilità a incredibili musiciste: famoso è il caso della batterista Sheila E. Nel video, vediamo Candy Dulfer dal vivo con Prince nel 2004, alla cerimonia per l’ammissione di Prince nella Rock’n’roll Hall of Fame. Il brano è Let’s Go Crazy e al basso ritroviamo, guardate un po’, Rhonda Smith…
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