Se papà Serge fosse vivo, sicuramente sarebbe orgoglioso di lei. A 36 anni, infatti, Charlotte Gainsbourg si prepara al suo primo concerto live, che all’O2 Shepherd’s Bush Empire di Londra martedì 22 giugno inaugurerà il suo tour ufficiale.
Dopo il successo dell’album “IRM”, scritto e registrato con il “Loser” più famoso d’America, il camaleontico Beck, l’attrice francese si prepara a seguire le orme di mamma e papà, che quarant’anni fa imbarazzarono il mondo con i provocanti gemiti della loro “Je t’aime… moi non plus”.
La figlia di Jane Birkin e Serge Gainsbourg, migliore attrice protagonista al festival di Cannes 2009 per la performance nel controverso “Antichrist” di Lars Von Trier, si confessa in un’intervista rilasciata a Neil McCormick del Telegraph. «Non penso proprio di essere un’artista – rivela Charlotte – O meglio, non penso di esserlo più di chiunque altro. Tutti, in fondo, possono recitare in un film o cantare una canzone».
Certo, quel che cambia sono i risultati. Forse per questo l’eterea bellezza del cinema europeo si dice spaventata dal debutto, anticipato da alcune date promozionali negli Stati Uniti. «Non ho ancora abbastanza esperienza dal vivo – riconosce – e quando ho cantato in pubblico ero talmente preoccupata di dimenticarmi le parole che non mi sono affatto goduta la libertà che avevo sul palco. Il punto è che durante i live ti senti completamente nuda, non hai alcuna protezione ed è una sensazione che eccita e spaventa allo stesso tempo».
Un po’ come la trasgressione, che Charlotte, degna figlia di suo padre, non disdegna «se in buona compagnia». «Non è qualcosa che cerco intenzionalmente – confessa – ma devo ammettere che mi piace l’idea di trasgredire infrangendo i miei limiti».
Non c’è da stupirsene se si ricorda che il suo primo debutto canoro fu proprio la canzone “Lemon Incest”, registrata con il padre all’età di 13 anni. «All’epoca non capii la provocazione» ricorda oggi Charlotte, che un paio d’anni dopo fu nuovamente prodotta da papà nell’album “lolitesco” “Charlotte For Ever”.
Il tema, in effetti, le ha sempre ruotato intorno. Anche al cinema, dove nel 1993 interpretò un’incestuosa adolescente nel film “Il giardino di cemento”, tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan.
Se la carriera d’attrice l’ha allontanata temporaneamente dal microfono, il suo ritorno è stato certo di maggior spessore. Nel 2006, infatti, ha inciso l’album “5:55”, scritto dal duo francese degli Air con testi di Jarvis Cocker.
Non meno interessante è questo “IRM”, che prende spunto da un drammatico episodio di cui fu protagonista nel 2007. A causa di un incidente sugli sci, infatti, Charlotte si salvò da un’emorragia cerebrale di origine traumatica grazie a un delicato intervento chirurgico. Le lettere IRM sono l’acronimo francese della tomografia a risonanza magnetica a cui fu sottoposta e di cui ricorda il brusio ipnotico, che la cullò in quelle ore d’angoscia.
Per questo, ha chiesto a Beck, che da sempre la ammira, di ricreare per lei una simile esperienza in musica. Una sorta di limbo tra la vita e la morte, che riproduce con delicata poesia le oscillazioni del suo animo. «L’album è sicuramente frutto del genio di Beck – ammette senza esitazioni – Io credo di avergli dato l’ispirazione, ma è stato lui a scriverlo». Volente o nolente, però, sarà lei a cantarlo sul palco, davanti a un pubblico che ha imparato ad amarla sul grande schermo e che ora attende di vederla “nuda” sul palco.