ROMA – “Avevo bisogno di respirare”. Francesco De Gregori abbandona il tour con Lucio Dalla. Il cantautore tornerĂ a suonare nei club. Il suo nuovo disco “Pubs and clubs live at the Place”, registrato nei live, sarĂ venduto solo sul web. De Gregori ha dichiarato di capire i giovani che sperano nei talent show. La televisione e internet sono per lui gli strumenti che hanno i giovani per emergere oggi nel panorama musicale. Tra i rapper invece il cantautore vede un ansia di protestare, che troppo speso sfocia nella superficialitĂ dei modi e dei temi trattati.
“Non è stata una scelta nostalgica, volevo cambiare regime, uscire da un’ esperienza intensa che è durata un anno e mezzo. Lucio e io avevamo bisogno di respirare. Così, da amici, abbiamo diviso le nostre strade. In quarant’anni ho visto diecimila cambiamenti intorno a me, l’unica cosa che è rimasta la stessa è suonare dal vivo. Sul palco trovo il senso piĂ¹ profondo di questo mestiere. Dopo le arene e i teatri ho scelto di tornare nei club perchĂ© credo che per continuare a salire su un palco sia importante riuscire a contraddirsi. Eppoi le mie origini sono queste, ancora prima del Folkstudio suonavo nei locali da ballo, allora si chiamavano così. Non dico che mille persone siano meglio di quarantamila. Ăˆ diverso. Sui palchi minuscoli, da dove riesci a vedere gli occhi della gente, avverti anche una predisposizione all’ ascolto diversa. Ăˆ così che si rompono le vetrine del mausoleo”, ha detto De Gregori.
Dal 20 gennaio il suo cd live sarĂ in vendita sul web: “Sulla rete passa molta musica, quindi è lì che devo andare. Ăˆ un esperimento, non mi aspetto grossi risultati commerciali, voglio vedere come si muovono le cose. Nelle mie canzoni ho sempre raccontato me stesso e poi è venuta fuori anche l’ Italia… continuerĂ² così. – ed ha aggiunto parlando della distribuzione – Ora non ci penso, certo la diffusione non potrĂ avvenire solo su internet. E ormai il cd è diventato un prodotto da autogrill. Provo imbarazzo quando vedo i dischi miei e dei miei colleghi infilati negli scaffali fra i dentifrici, la schiuma da barba e i maialini che quando ci passi davanti ridon”.
Parlando dei rapper moderni e dei cantautori De Gregori ha detto: “Li capisco. PerĂ² sono contro le generalizzazioni. Il cantautore, come il rapper, rischia di diventare uno stereotipo. Per quel poco che conosco dell’ hip hop, mi sembra che i rapper abbiano solo l’ ansia di protestare e spesso lo fanno con superficialitĂ . E non li trovo ritmici, gli manca lo swing. Ma fra loro ce ne sono di bravi. A me piace Frankie Hi Nrg”.
De Gregori non condanna i giovani che scelgono i talent show: “Se avessi 18 anni oggi, forse anche io ci andrei. Cercherei di sfruttare le opportunitĂ che offrono internet e la tv come un mezzo per fare ascoltare la mia musica. Quando ero un emergente andavo ovunque. Ricordo che nel ‘ 73 portai “Alice” a “Un disco per l’ estate” e finì male: arrivai ultimo. Ma sono convinto che la televisione non debba essere il riferimento piĂ¹ importante per chi fa questo mestiere. Chi propone una musica che si discosta dalle mode, come i cantautori di quaranta anni fa, è all’ avanguardia ed è sempre 2 o 3 anni avanti rispetto a una certa tv o a chi dĂ i giudizi in pagella. Gli artisti che escono dalle cantine ci mettono un po’ per essere riconosciuti, per diventare “mainstream”. E dipendere da un voto mi sembra poco. Chi ha talento sopravvive anche ai talent show”.