I Pink Floyd hanno vinto davanti all’Alta Corte la causa intentata contro l’etichetta musicale Emi per evitare che i loro pezzi vengano venduti singolarmente attraverso i “negozi” digitali sorti in questi anni su internet. Il giudice ha dato ragione al mitico gruppo rock britannico in virtù di una clausola del contratto siglato a suo tempo tra la Emi e la band che obbliga l’etichetta a «preservare l’integrità artistica degli album».
Emi ora dovrà pagare 40mila sterline in costi legali più una multa che verrà quantificata in seguito. Il gruppo, il cui ultimo contratto è stato firmato prima che sorgessero piattaforme per la vendita di musica in rete come iTunes della Apple ha anche contestato il modo in cui sono state calcolate le royalties per la vendita dei pezzi online.
Il giudice Sir Andrew Morritt ha dichiarato in tribunale che l’etichetta musicale non ha il diritto di distribuire le opere dei Pink Floyd se non nella versione originale degli album. Per ogni altro tipo di diffusione, sia in versione digitale che in altro modo, ha bisogno del consenso del gruppo. Che storicamente ha sempre evitato la produzione di singoli.
