BARI, 5 OTT – ''L'altra faccia del sublime, l'impertinenza che fa uno sberleffo alla rispettabilita', la comicita' nella musica'' e' quel che il pianista austriaco Alfred Brendel ha sempre ricercato nell'interpretazione degli autori che lo hanno accompagnato nel corso dei suoi quasi 60 anni di carriera: da Mozart a Schubert, da Listz a Beethoven (di cui e' stato il solo a inciderne l'integrale), da Schumann a Brahms.
Lo ha spiegato oggi lo stesso Brendel nella lectio magistralis che ha letto dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in Lingue e letterature moderne dall'Universita' di Bari.
L'onorificenza e' stata consegnata dal rettore dell'Ateneo barese, Corrado Petrocelli, secondo il quale ''oggi omaggiamo una leggenda vivente, uno dei maggiori pianisti della seconda meta' del Novecento: un uomo che ha voluto interrompere la sua carriera nel 2008, dedicandosi alla scrittura di saggi e poesie''.
Anche per questo la laurea e' stata conferita al maestro per ''l'enorme contributo come musicista, studioso di musica e poeta alla cultura del nostro tempo e, in particolare, alla sua opera di insostituibile mediatore fra varie forme di arte e fra le culture dei diversi paesi europei''.
Una mediazione di cui Brendel si e' fatto interprete in ogni suo concerto, chiedendosi sempre ''se la musica possa davvero suscitare riso e, soprattutto, se il pianista e il pubblico siano autorizzati a ridere''.
Emblematica della sua visione e' la vignetta di cui Brendel ha parlato nella lectio magistralis: ''Un pianista seduto allo strumento sul palcoscenico ride. La causa di tanta ilarita' e' squadernata sul leggio: una composizione di Dvorak, dal titolo 'Humoresque'.
Tuttavia nel pubblico, come mostra il disegno, i visi rimangono timidamente seri''. E' a questo tabu' che Brendel si e' ispirato. Aprendo alla possibilita' di rendere, forse, meno austera la musica classica. Cercando una via che potesse avvicinarla davvero alla vita delle persone.