Lucio Dalla: il lutto a Bologna, fiori e biglietti

BOLOGNA, 1 MAR – Bologna e' attonita e incredula per la morte improvvisa di Lucio Dalla, stroncato da un infarto dopo la terza tappa del suo tour internazionale, che aveva preso il via lunedi' dalla Svizzera. La notizia della scomparsa si e' diffusa immediatamente in citta', dalla tarda mattinata, e ha raggiunto subito i luoghi piu' amati dall'artista. Anche in via D'Azeglio, dove abitava da anni, fiori e biglietti sono comparsi numerosi davanti al portone del numero 15, a dimostrazione dello stretto rapporto che Dalla viveva con i bolognesi.

Proprio dal palazzo dove viveva, nella zona pedonale a due passi da quella piazza Maggiore diventata piazza Grande in uno dei suoi pezzi piu' intensi, nel primo pomeriggio gia' riecheggiavano le note delle sue canzoni piu' famose. Le persiane del suo grande appartamento erano chiuse, ma dalle finestre dell'edificio uscivano le note di brani celebri come 'Caruso' e 'Canzone'.

'E' morto il lupo piu' buono d'Italia', 'Ciao Lucio, un altro angelo che porta l'ombra delle due torri', 'Lucio te vogliamo bene assaje, e' una catena ormai', alcuni dei biglietti lasciati sotto casa. Altri hanno depositato fiori: una gerbera, una rosa blu e un mazzo intero con la citazione piu' famosa di 'Piazza grande', 'Lenzuola bianche per coprirci non ne ho…'.

Lo ricordano emozionati i vicini: ''Non importa con chi stesse parlando, se un giornalista o un collega famoso. Quando ti incontrava aveva sempre una parola sincera per tutti''. Anche i negozianti lo hanno voluto ringraziare con un cartello affisso alle vetrine della strada, e stanno pensando di abbassare le serrande il giorno del funerale.

Per una decina d'anni Lucio Dalla e' stato l'ospite fisso del pranzo con i senzatetto organizzato ogni Epifania da una onlus, che non a caso si chiama 'Piazza Grande', nel ristorante Napoleone alla periferia della citta'. ''Lui mangiava con loro, suonava e poi, fin quando c'erano le lire, dava 50mila lire a ognuno'', ricorda Roberto Morgantini, 'anima' dell'associazione bolognese che dal '93 si occupa di clochard e che deve il suo nome proprio alla canzone dedicata a un senzatetto. Il pranzo si e' ripetuto, con la stessa formula, dalla meta' degli anni Novanta agli inizi del 2000, quando il locale ha cambiato gestione. ''Si dava da mangiare a 120 persone e si stava li' tutto il pomeriggio'', ricorda Morgantini.

Un altro dei luoghi dove il cantante si faceva vedere spesso era la trattoria Vito, in via Musolesi, a un passo dal 43 di via Paolo Fabbri, storico indirizzo bolognese di Francesco Guccini. ''C'e' stato un periodo in cui veniva qui costantemente, tutte le sere. A cena o dopocena'', ricorda Paolo Pagani, figlio del 'mitico' Vito. ''Quando con de Gregori stavano organizzando il primo tour insieme, vennero qui, non c'era posto e andarono a mangiare in cucina. Siccome ando' bene, divento' una scaramanzia mangiare in cucina prima dei tour''. Alle pareti, foto degli anni '80 ritraggono Dalla mentre canta e suona il clarinetto con Guccini e altri avventori: ''Qui si incontravano tutti. Dalla era una persona di grande qualita', un figlio di Bologna, e con Bologna ha risentito degli alti e bassi della citta'. Cosa mangiava? Mangiava dai piatti degli altri, principalmente''.

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Emiliano Condò