BOLOGNA – ”Oggi, parafrasando una frase dello stesso Lucio Dalla, si apre il secondo tempo della sua vita”. Cosi’ Gabriele Cavina, provicario della Diocesi di Bologna che presiede il funerale del cantante, ha aperto la celebrazione. ”Oggi – ha detto – anche la basilica di San Petronio e’ troppo piccola per lui, domenica scorsa era qui per la messa, oggi siamo qui per lui. Oggi avrebbe compiuto gli anni, la morte e’ il definitivo compimento dei nostri anni”.
E’ iniziato sulle note di ‘4 marzo 1943’ il giorno dei funerali di Lucio Dalla. La canzone autobiografica dell’artista che oggi avrebbe compiuto 69 anni, risuona dagli altoparlanti di piazza Maggiore, dove alle 7 in punto e’ stata riaperta la camera ardente allestita nel cortile di Palazzo d’Accursio.
Dietro le transenne, con il passare dei minuti, si sta facendo sempre piu’ intenso il flusso delle persone che ieri hanno atteso in fila fino all’1,30 di notte per dare l’ultimo saluto al loro cantante, morto d’infarto giovedi’ scorso mentre era in tournee in Svizzera.
La camera ardente è rimasta aperta fino alle 13.30, quando il feretro è poi trasferito per i funerali nella vicina basilica di San Petronio. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha proclamato una giornata di lutto cittadino e la campana dell’Arengo ha suonato durante il trasferimento della salma. In previsione dello straordinario afflusso di persone in piazza Maggiore, la piazza ‘grande’ celebrata da Dalla, l’amministrazione comunale ha chiuso le zone limitrofe al traffico dalle 13 alle 17.
Un applauso fragoroso ha accolto in piazza Maggiore il feretro di Lucio Dalla quando è uscito da palazzo comunale, dove era stata allestita la camera ardente, trasportato a braccio verso la basilica di S.Petronio. Le campane dell’Arengo hanno rintoccato a morto. Il Crescentone, la parte centrale rialzata della piazza, era piena di persone, così come gli scalini della chiesa. Poco prima la la musica che aveva invaso la piazza dal mattino è stata fermata per fare spazio al silenzio in attesa che arrivasse la bara.
”Buon compleanno Lucio”: sono bastate queste parole, pronunciate all’inizio dell’omelia da padre Bernardo Boschi, confessore del cantante scomparso giovedi’, per far scattare l’ennesimo applauso della basilica di San Petronio per Lucio Dalla, di cui si stanno celebrando i funerali a Bologna.
”Tutta Bologna ti vuole bene, tu hai amato tutti, questo popolo ti capisce, dalle autorita’ agli ultimi. Bologna ha perso un figlio vero”. Queste le parole, rivolte a Lucio Dalla durante l’omelia del funerale, di padre Bernardo Boschi. Secondo Boschi, Lucio Dalla ”rivestiva di Bologna quella sottile ironia, quella profondita’, anche quella specie clownesca propria della sua creativita”’.
”Lucio Dalla veniva da un colloquio con Dio incredibile, la sua fede passava attraverso l’uomo e rifletteva la sua umanita”’. Padre Bernardo Boschi, confessore di Lucio Dalla, ha parlato cosi’, durante l’omelia del funerale, della spiritualita’ del cantante. ”Lucio – ha detto Boschi – con la parola e con la musica scolpiva nelle nostre anime, attingeva dalla profondita’, con la sua sete di Dio e dell’assoluto”.
”Oggi, insieme a voi, posso dirgli grazie”: si e’ concluso cosi’, tra le lacrime, l’intervento di Marco Alemanno, l’amico piu’ intimo di Lucio Dalla.Il giovane attore di origine pugliese ha ricordato quando, bambino, ha sentito per la prima volta il brano ‘Le rondini’.
”Chi poteva sapere – ha detto leggendo un testo che si era preparato – che qualche tempo dopo avrei incontrato quel signore, che avrei potuto lavorarci insieme. Invece e’ successo e da qualche tempo ho l’onore e il privilegio di crescere al fianco di Lucio. Nonostante tutto il tempo che e’ passato, ascolto ancora quel brano e ancora mi commuovo. Oggi, insieme a voi, posso dirgli grazie”. Alemanno ne ha parlato al termine della messa, davanti alla bara. Alemanno ha letto il testo di ‘Le rondini’ e ha ricordato come, la prima volta che l’ascolto’, lo fece commuovere.
”Poi ho avuto l’onore e il privilegio di crescere con lui”.Piazza Maggiore in lacrime applaude il passaggio del feretro di Lucio Dalla, che sta uscendo dalla basilica di San Petronio per il suo ultimo viaggio verso il cimitero della Certosa. Quando la bara e’ scesa dalla gradinata di San Petronio, per dirigersi verso il cimitero della Certosa, la gente della sua Bologna, stipata in ogni angolo di piazza Maggiore, l’ha congedato con un applauso e migliaia di braccia si sono alzate con videofonini e macchine fotografiche per catturare l’ultima immagine di Lucio che lascia la sua piazza.
C’e’ anche la corona di fiori del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tra gli omaggi floreali giunti a Bologna per i funerali di Lucio Dalla. E’ stata appoggiata alla bara nel carro funebre che sta trasportando il feretro dell’artista al cimitero della Certosa.
In piazza Maggiore a Bologna per i funerali di Lucio Dalla c’erano piu’ di 30.000 persone. La questura non da’ cifre ufficiali, ma considerate le metrature della piazza e di quelle attigue, Re Enzo e Nettuno, la cifra viene considerata piu’ che realistica. Cifra che aumenta ancora considerando le persone entrate in chiesa, almeno tremila.
Ancora una folla per applaudirlo e per scandire il suo nome, rompendo il silenzio dopo l’ultima benedizione. Lucio Dalla e’ arrivato alla Certosa di Bologna, dopo un breve giro che da piazza Maggiore ha toccato alcune strade del centro come ultimo saluto alla citta’, atteso da circa 500 persone. Alcuni di loro lo hanno salutato alzando la sciarpa rossoblu’ del Bologna.
Il cantautore e’ stato tumulato in una tomba a muro al piano superiore del campo 71, poco distante dal padre Giuseppe, morto quando lui aveva sette anni, e dalla madre Jole Melotti. Ad accompagnare il feretro fino all’ultimo c’erano Ron, Marco Alemanno, Tobia Righi, Benedetto Zacchiroli e Gaetano Curreri. Sulla bara, un portacenere di vetro tenuto fermo con nastro adesivo e un mozzicone di sigaretta.
Per la deposizione nel muro sono state messe alcune transenne che hanno consentito agli amici piu’ intimi e ai parenti di accomiatarsi dall’artista, mentre i fan e i giornalisti sono rimasti in rispettosa attesa. Quando la bara era passata per l’ultima volta davanti alla gente, qualcuno ha intonato ‘Caro amico ti scrivo’. ”Il primo insegnamento che ci ha dato – ha detto padre Mario Micucci, rettore della Certosa, che si e’ occupato dell’ultima preghiera – e’ quello della sua grande umanita’. La vostra presenza qui, cosi’ numerosa, e’ il segno che Lucio e’ stato si’ un grande artista ma anche un grande uomo, fratello, amico. Come uno di famiglia e noi siamo la sua famiglia”.
Questo giorno ”che sarebbe stato – ha aggiunto – il suo compleanno, sia il primo della sua vita in cielo, il suo ‘dies natalis’, come lo chiamavano i primi cristiani. Ora e’ la’ che canta con gli angeli”. Davanti alla tomba dove e’ stato deposto non c’e’ ancora un’epigrafe: vi e’ stata appoggiata la corona della Presidenza della Repubblica. Alcuni fan hanno attaccato sul pavimento biglietti e appoggiato fiori.