ROMA – Lucio Dalla è stato un “pessimo cristiano” secondo Pontifex, un “cattolico senza riserve” per l’Unione Cristiani Cattolici Razionali. La scomparsa del cantante bolognese ha diviso una parte della stampa cattolica, anche se i giornali principali ne riconoscono unanimemente la fede: per l’Osservatore Romano “era un vero credente”, mentre secondo Radio Vaticana la sua era una “fede spontanea in una vita anarchica”.
La critica più dura è arrivata, come detto, dal sito Pontifex: Bruno Volpe ha scritto “Glissiamo sulle sue debolezze sessuali ben note e pietosamente attenuate, ma non è pensabile trascurare le sue posizioni ambigue e spesso … … favorevoli all’omosessualità praticata ed all’orgolgio gay. Ci preme, nondimeno, segnalare un episodio increscioso nel quale Dalla si vergognò della fede cattolica, preoccupato della sua base di vendite. Chi scrive lo intervistò e, in quella occasione, confessò la sua simpatia per San Josemaria Escrivà. Bene, pressato, non ebbe il coraggio di confermare quella verità, come fosse una macchia. Ecco, dunque: perdiamo un cantante di classe, ma un pessimo cristiano, uno che si vergognava della sua appartenenza cattolica per motivi economici. Ci mancherà il cantante, molto meno l’uomo”.
Invece i Cristiani Cattolici Razionali ne esaltano la spiritualità “Tra i suoi migliori lavori c’è da ricordare il brano “I.N.R.I.”, l’espressione dell’incontro con il Crocifisso risorto, di un’etica conosciuta e vissuta dal Lucio nazionale, testimoniata senza imbarazzo. Nel 2007 fu tra i protagonisti de “La Notte dell’Agorà” in occasione del grande raduno di Benedetto XVI con i giovani delle diocesi italiane a Loreto. Cantò “Se io fossi un angelo”, datata 1986”. E poi ancora “L’album “Il Contrario di Me” (2007) fu visto come l’epilogo di questo cammino cristiano, comparve il brano «Come il vento», costellato di metafore eucaristiche, guglie e campanili, chiese aperte e candele che nonostante tutto non si spengono”. L’articolo si conclude con un eloquente: “Arrivederci Lucio, e grazie”.