ROMA – Speravano di entrare e dare l’ultimo salito a Pino Daniele, cantautore morto il 5 gennaio per un infarto. Armati di mazzi di fiori, biglietti e lettere decine di fan hanno atteso in fila di poter rendere omaggio al cantautore la mattina del 6 gennaio, ma non è stato possibile. La camera ardente allestita all’ospedale Sant’Eugenio è stata aperta alle 8,30 e subito chiusa al pubblico, lasciando i fan tra rabbia e delusione.
L’obitorio sarebbe dovuto rimanere aperto al pubblico fino alle 12,30 del 6 gennaio, ma intorno alle 10 del mattino lo staff del cantautore ha annunciato la chiusura anticipata. Una decisione presa, spiegano dallo staff, per consentire a familiari e amici di “prendersi il loro tempo” per stringersi attorno a Pino Daniele.
“E’ una vergogna”, dicono in coro i fan delusi e sconsolati, come Gianni che racconta all’Ansa:
“Sono partito dalla provincia di Caserta, non è mai successa una cosa del genere”.
Un’altra signora allo staff del cantante ha detto:
“C’è gente che ha fatto centinaia di chilometri, è una vergogna, una mancanza di rispetto per chi ha comprato i dischi di Pino e lo ha seguito in concerto per tutta una vita”.
D’accordo altri fan che indugiano nell’androne dell’obitorio:
“Non è il modo di comportarsi. Pino è un personaggio pubblico, questo è il prezzo che bisogna pagare per la fama. Oltre alla famiglia, c’è tanta gente venuta qui a dargli l’ultimo saluto e che si trova la porta sbattuta in faccia. Anche per il papa è stato permesso a tutti di portare un omaggio, è un comportamento senza senso”.
Gaetano, uno dei fan romani in fila prima della chiusura anticipata, ha detto all’Ansa:
“Sono fan di Pino da tanti anni, credo sia sbagliata però la decisione di non fare i funerali a Napoli, perché lui è il simbolo di quella città. E’ vero che deve scegliere la famiglia ma i figli sono giovanissimi e possono commettere degli errori. Anche la scelta di portare le sue ceneri a Napoli non credo sia giusta, perchè dovrebbe arrivare il feretro e consentire ai napoletani di dare l’ultimo saluto a Pino in una camera ardente come qui a Roma”.
Tra i fan regna lo sconcerto anche per il giallo sui soccorsi:
“E’ una storia assurda anche la scelta di trasportarlo in auto fino a Roma quando si è sentito male non ha avuto senso”.
Sulla stessa scia anche un infermiere del pronto soccorso del vicino ospedale Cto, che nel cortile all’ingresso dell’obitorio aggiunge:
“Probabilmente, se lo avessero portato all’ospedale di Grosseto, si sarebbe salvato. Un infarto non può essere curato dopo due ore”.
Tra i fans all’ospedale già dal primo mattino anche Claudia, una signora partita da Frascati con una rosa rossa e una lettera:
“E’ come fosse morta una persona di famiglia. E’ sempre stato il mio idolo e ho seguito tutti i suoi concerti. E’ un dolore enorme”.
(Foto Ansa)