Il “Padre Nostro” in chiave rock, che dalla preghiera scivola verso l’attualità e racconta delle ingiustizie e delle guerre, della fame nel mondo e dei morti sulla strada. A raccontare questa versione riveduta della preghiera per eccellenza ci ha pensato la band veneziana “Il teatro degli orrori”, che venerdì 20 novembre si esibirà alle 21 al New Age di Roncade, in provincia di Treviso, esibizione che è stata già accompagnata da una serie di polemiche.
“Il teatro degli orrori” ha composto un album, “A sangue freddo”, in cui è compresa la canzone “Padre nostro”: «Liberami dal male/ dal male e dalla malinconia/ dal malaugurio dai maldicenti/ dagli ipocriti e dagli ignoranti/ da questa congerie magari/ di uomini abbienti e miseri/ il prossimo il remoto/ il passato il futuro/ non sono più niente» è una delle strofe della canzone.
“A sangue freddo” è un disco intenso nei contenuti e “politico”, perché mette in scena la tragedia di Ken Saro Wiwa (scrittore nigeriano che è stato impiccato nel 1995 dal regime militare) e lo sgomento dell’italietta alla deriva. C’è poi la violenza poliziesca, il populismo straccione, l’egoismo analfabeta dell’Italia contemporanea in canzoni quali “Terzo mondo”, “Alt”, “Mai dire mai”. Pierpaolo Capovilla riscrive il Padre Nostro, e qui le polemiche non mancano, ma canta pure Majakovskij, cita De Gregori, De André e Pino Daniele.