Sanremo, le canzoni per i 150 anni: le pagelle

SANREMO – Ecco le pagelle dell’Ansa sulle esibizioni nella terza serata del Festival di Sanremo.

LE FRECCE TRICOLORI – Sono sfrecciate su Sanremo in un pomeriggio di pioggia. La leggendaria scia di fumo tricolore si è dispersa in fretta, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro. Patriottici. Voto: 8

ROBERTO VECCHIONI: O SURDATO ‘NNAMURATO – Vecchioni viene da una famiglia partenopea ed è un appassionato studioso della canzone napoletana: ha proposto la versione da ‘posteggia’, con chitarra, mandolino e tamburo, fedele all’originale di Aniello Califano ed Enrico Cannio del 1915. Solo nel finale la concessione alla versione più spettacolare alla Massimo Ranieri, che trascina l’Ariston. Filologico. Voto: 7

LUCA MADONIA: LA NOTTE DELL’ADDIO – Con Battiato sul podio del direttore d’orchestra, Luca Madonia canta benissimo questo pezzo un po’ trombone che pesca a piene mani nella musica di Bach con un arrangiamento solo archi e piano. Rarefatto. Voto: 6

EMMA E I MODA’: LA BALLATA DI SACCO E VANZETTI – Emma e Francesco ‘Kekko’ Silvestre si dividono le strofe tra l’inglese della versione originale di Joan Baez (la musica è di Ennio Morricone) e quella italiana di Gianni Morandi. Un arrangiamento pesante che finisce, comme d’habitude, in una gara a chi strilla di più. Scalmanati. Voto: 4

AL BANO: VA PENSIERO – Cantare Va’ pensiero a Sanremo doveva essere il sogno di una vita. Per questo risulta incomprensibile l’idea di proporne un arrangiamento così kitsch, a metà strada tra la lirica e il rock sinfonico più tronfio che fa tornare una gran voglia di punk. Incomprensibile. Voto: 3

ANNA OXA: O SOLE MIO – Qui il discorso si fa complicato. ‘O Sole mio è una delle canzoni più incise della storia, lo hanno fatto persino i Pearl Jam. Il problema è il virus del Gobbo di Notre Dame versione Fiorello. Il diluvio finale di urla e acrobazie gutturali più che quella di un critico meriterebbe l’analisi di uno psicanalista. Horror. Voto: 2

LUCA BARBAROSSA E RAQUEL DEL ROSARIO: ADDIO MIA BELLA ADDIO – Con la vocina di Raquel, Barbarossa porta uno dei simboli del canto risorgimentale dalle parti, più rassicuranti, di Francesco De Gregori. Probabilmente a casa nessuno sarebbe stato in pensiero se non si fosse ascoltata. Trasparente. Voto: 5

MAX PEZZALI con ARISA – Forse non lo ricordate, ma questo testo è un inno alla sfiga. La ragazza che vuole cento lire perché in America vuole andar finisce in fondo al mare perché non ha voluto dar retta alla mamma. Pezzali e Arisa la trasformano in un rockettino molto genere Arisa. Apotropaica. Voto: 6

GIUSY FERRERI: IL CIELO IN UNA STANZA – Più che con Giusy bisogna prendersela con chi ha avuto l’idea di farle cantare un arrangiamento swing, con finale in stile big band. Come chiedere a un turista di scalare il Mortirolo. Fuori luogo. Voto: 4

LA CRUS: PARLAMI D’AMORE MARIU’ – Mauro Giovanardi e Cesare Malfatti sono raffinati specialisti della rilettura del repertorio italiano. Anche con il gioiello di Ennio Neri e Cesare Andrea Bixio hanno fatto un ottimo lavoro. Vittorio de Sica avrebbe approvato. Chic. Voto: 8

NATALIE: IL MIO CANTO LIBERO – Cresciuta a pane e cover, Natalie si trova ovviamente a suo agio con il repertorio del Battisti da chitarra, spiaggia e ragazze che non ci stanno mai. Ed è subito talent. Voto: 5

ANNA TATANGELO: MAMMA – Non era mica facile uscire senza danni da una delle canzoni simbolo dell’Italietta più mielosa. Lady Tata ce l’ha fatta, trasformandola in un mambo e ritrovando il sorriso dimenticato per bastardo. Ingegnosa. Voto: 6 e 1/2

DAVIDE VAN DE SFROOS: VIVA L’ITALIA – Il cantore del laghée e neo consulente del ministro Meloni ritrova l’italiano e porta il classico di De Gregori verso Pierangelo Bertoli. Impegnato. Voto: 5

PATTY PRAVO: MILLE LIRE AL MESE – La domanda è: perché? Solo il rispetto che si deve a una vera diva impedisce di infierire su questa temeraria avventura nello swing(hettino). Malinconico. Voto: non pervenuto

TRICARICO con TOTO CUTUGNO: L’ITALIANO – La cosa più bella è vedere Toto di nuovo in forma. Fausto Mesolella torna a fare il chitarrista per questa versione super politically correct con coro multietnico. Canzone per unire. Voto: 6.

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Emiliano Condò