Vasco Rossi racconta i primi 30 anni della sua carriere di musicista. Lo fa in un’intervista al settimanale Vanity Fair, in modo schietto, senza aver paura di non piacere a qualcuno.
Tanto per cominciare, ai cattolici. Vasco spiega così come ha perso la fede: «L’ho persa in collegio dai Salesiani, avrò avuto 15 anni. I preti dicevano che se avessimo fatto la comunione senza confessarci ci sarebbero accadute cose terribili. Allora provai. Aprii la bocca, il prete mi diede l’ostia. Niente».
Sulla stessa lunghezza d’onda la sua riflessione sulla vita, quella a cui, in una sua famosa canzone, urla di voler trovare “un senso”: «Ci sono momenti in cui la vita umana viene calpestata troppo dalla malattia. Quando succederà non la rispetterò più neanche io. La vita non è un dono di Dio. È un caso».
La rockstar racconta anche dei suoi primi anni di carriera, quelli in cui gli spettatori «non ci cagavano» e del suo primo successo commerciale, “Albachiara”. «Dalla finestra di casa – racconta – vedevo sempre arrivare questa ragazzina arrivare con la corriera. Avrà avuto 13 o 14 anni. Quando ne compì 18, e si, insomma, non ero più perseguibile, glielo dissi: “Guarda che l’ho scritta per te”. Ma lei non voleva crederci e così ho scritto “una canzone per te”».
Soprattutto Vasco Rossi parla di donne, «mi hanno tutte massacrato». Una in particolare, una storia ai tempi dell’università: «Tutte le mie canzoni incazzate nei confronti delle donne sono dedicate a lei. Le devo una parte dei diritti Siae».
Programmi per il futuro? Vasco, prima di esplodere in una risata, gela l’intervistatore: «Durerò due o tre mesi al massimo». Ma non è la prima volta che la rockstar parla di suicidio: poco più di un mese fa aveva raccontato il suo malessere a Tv Sorrisi e Canzoni.
