“Love, peace an music”: in 600 mila a Wight 40 anni fa

California, estate 1967, quartiere di Haight-Ashbury, San Francisco: centomila ragazzi e ragazze si riversano in strada per dire che gli Stati Uniti dovevano cambiare e la guerra del Vietnam doveva finire. La ‘Summer of Love’ arriva mentre la guerra del Vietnam scuote l’America. La rivoluzione hippy è travolgente e senza frontiere: si esprime nell’uso di droghe, allucinogeni ed LSD per esplorare stati di coscienza, nei costumi sessuali, nella cultura, nella religione.

E’ il tempo dei grandi raduni musicali: nella storia restano scolpiti Monterey, Woodstock e Wight. Sono passati 40 anni dalla terza e storica edizione del Festival dell’Isola di Wight: dal 26 al 30 agosto 1970, circa 600 mila giovani si danno appuntamento nell’isola a sud della costa dell’Inghilterra, al largo di Southampton, nel canale della Manica, ritiro del poeta inglese John Keats. Per alcuni, la tre giorni di ‘love, peace an music’, segna l’apoteosi della rivoluzione hippy ma anche l’inizio del suo declino che si consuma nella metà degli anni Settanta, con la fine della leva obbligatoria e della guerra in Vietnam.

Wight rimane nella memoria collettiva con i suoi spazi aperti e immensi per tutti e da dividere con tutti: è l’invasione pacifica di tende e sacchi a pelo, l’assalto gioioso della gioventù dai capelli lunghi, le nudità esibite, il sesso libero e i bagni spirituali e collettivi. A tenerli uniti la musica, tanta, straordinaria, intensa, davvero memorabile con il penultimo concerto di Jimi Hendrix: il 18 settembre 1970 il chitarrista viene trovato morto nel letto di una camera d’albergo di Londra (il Samarkland Hotel) al numero 22 di Lansdown Crescent.

Ultima esibizione europea per i Doors con il loro leader Jim Morrison (muore il 3 luglio 1971 a Parigi), già profondamente provato da alcol e droghe. Un cast stellare, una folla oceanica e un clamoroso fallimento economico: quasi nessuno paga il biglietto di 3 sterline, gli organizzatori ne perdono ben 125 mila. Sul palco, davanti alla love and peace generation, Kris Kristofferson, Supertramp, Procol Harum, Chicago, The Who, Sly and the Family Stone, Joni Mitchell, Ten Years After, Emerson Lake and Palmer, Miles Davis, Joan Baez, Jethro Tull, Leonard Cohen. Jimi Hendrix regala 56 minuti di emozioni accompagnato da Billy Cox al basso e Mitch Mitchell alla batteria.

Organizzazione pessima, assenza di acqua e cibo mettono a dura prova l’organizzazione che decide di chiudere i battenti con la terza e ultima edizione del Festival, quella che resta negli annali dei dieci colossali raduni musicali di tutti i tempi. Già l’anno prima se ne coglie il sentore: nell’isola, durante la seconda edizione del festival, si esibisce Bob Dylan. Nascosti nel pubblico John Lennon, George Harrison e Ringo Starr. All’epoca il quartetto britannico è ancora insieme seppur sull’orlo dello scioglimento ed i tre non perdono l’occasione di vedere il proprio idolo tornare a calcare le scene.

Il mito di Wight viene celebrato da una canzone scritta dal cantante francese Michel Delpech con il brano ‘Wight is Wight’, grande successo internazionale ma assolutamente antitetico al rock: un lentone micidiale, che ben poco c’entra con il famoso festival. In Italia sono i Dik Dik a riprodurlo in una melensa versione italiana. Ma per chi non c’era e vuole farsi un’idea della cinque giorni di love, peace and music, resta il documentario di Murray Lerner, Message to love, titolo scelto in omaggio a Jimi Hendrix. Il brano è nell’album Band of Gypsys, l’ultimo album pubblicato mentre l’artista è ancora vivo.

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