Arriva l’anno con il 13 in corpo. In Usa, Cina… ma già i Romani lo evitavano

Il numero 13

ROMA – Presi come eravamo dai preparativi per la fine del mondo non abbiamo mai trovato il tempo per riflettere sul fatto che, dopo il 2012, invece del nulla ci sarà un altro anno: il 2013. Evidente, ovvio potrebbe pensare qualcuno. Vero, ma per gli amanti dei numeri, dei simboli, e perché no anche delle catastrofi, quello che verrà non sarà un anno come un altro, sarà il duemila tredici. L’anno le cui ultime due cifre affiancate destano così tanta preoccupazione in molte popolazioni sino al punto di essere venerate o odiate e disprezzate a seconda dei casi. Sarà il primo anno dal 1987 ad avere tutte le cifre differenti e sarà l’annus horribilis dei triscaidecafobici.

Il 21 dicembre 2012 è passato indenne, siamo ancora su questa terra e poco o nulla sembra essere cambiato nelle nostre vite. Silvio Berlusconi è ancora candidato premier, la Juventus è sempre campione d’inverno e la fine del mondo, o quanto meno il grande cambiamento che il fantastico calendario Maya ci aveva predetto, non ci sono stati. Meglio così certo, almeno rispetto alla prospettiva della Fine con la “F” maiuscola. Ma l’errore del popolo precolombiano ha aperto ora la porta ad uno scenario quantomeno inquietante per i numerologi di tutto il mondo. Orfani della data dell’Armageddon la loro attenzione può ora concentrarsi sull’anno che sta per iniziare. Anno che porterà in dote un numero fondamentale nella numerologia: il 13. Numero che torna, nemmeno a dirlo, ogni secolo e numero che, nella storia e nei popoli, ha quasi sempre avuto un peso particolare. A volte è stato considerato come numero divino, buono, ma altre, la maggior parte, è stato considerato come un numero cattivo, portatore di sfortuna e sciagure.

Esistono fondamenti reali e concreti per queste credenze? Certo che no, ma anche il fondamento su cui poggiava la supposta fine del mondo che per un anno almeno ci ha tenuti con il fiato sospeso e ha occupato molte delle nostre conversazioni, e che non è arrivata, non era certo solidissimo. E così, dopo aver appreso tutto sul fantastico popolo Maya, dovremo ora familiarizzare con la parola triscaidecafobici. Cosa vuol dire? Coloro che hanno paura del numero 13. Altro che anno dello scorpione o dell’acquario, il 2013 sarà il loro di anno, l’anno dei triscaidecafobici.

Alcuni storceranno il naso e accantoneranno nella loro mente la paura del numero tredici come una sciocca superstizione. Ma se di superstizione si tratta, non merita questa di essere messa da parte tanto alla leggera. Negli Stati Uniti ad esempio, non esattamente presso un popolo primitivo, molti palazzi sono privi del tredicesimo piano. Così come in Cina o in altri luoghi del mondo le camere d’albergo saltano il 13 e così come in Formula1 nessuna vettura e nessun pilota si associa a questo numero. Eliminare il tredicesimo piano è evidentemente una follia, eliminare quella cifra dalle scale o dall’ascensore non elimina l’esistenza stessa del numero e non cambia la sostanza per cui dopo il dodicesimo piano, seppur sotto mentite spoglie, ci sarà sempre il tredicesimo. Ma questa “accortezza” è sintomatica e rivelatrice di come questo numero abbia una valenza ancora molto forte nella nostra società, o almeno in parte di essa.

In Italia il 13 non gode di così cattiva fama, peggio va al 17, ma i nostri antenati, gli antichi romani, credevano invece fermamente che il 13 fosse sinonimo di sciagura, dolore e tragedia. Prima di loro già i Babilonesi avevano affibbiato al 13 la fama di “cattivo”. Il Codice di Hammurabi, la più antica raccolta di leggi che la storia ricordi, non riporta infatti questo numero nell’elenco numerico delle norme. Destino opposto invece in Grecia dove il 13 non era sinonimo di sfortuna ma di fortuna. Secondo alcune tesi infatti, ad esempio, dopo le 12 sfortunate fatiche di Ercole, ce ne sarebbe stata una tredicesima fortunata che avrebbe regalato all’eroe cinquanta notti in compagnie di cinquanta donne diverse. Destino roseo per il 13 anche nell’antica Persia e nel moderno Iran. Ma sono casi rari, nella storia del 13 le fortune sono infatti poche. Numerosi i riferimenti a cattivi presagi e al male sono presenti anche nel Cristianesimo. Il tredicesimo angelo è non a caso rappresentato da Lucifero, il diavolo e, nell’ultima cena Giuda Iscariota, l’apostolo che tradì Gesù per 30 denari, fu la tredicesima persona a prendere posto al banchetto. E da questo agli aeroporti senza il gate numero 13, agli aerei e agli alberghi senza tredicesima fila e tredicesimo piano e fino alle strade senza civico 13 il passo è stato breve.

I triscaidecafobici sono avvertiti, quello che li attende sarà per loro un anno durissimo: con tutti i loro sforzi non riusciranno comunque ad evitare l’odiato numero che li perseguiterà dalle pagine dei giornali sino alle date riportate sui documenti senza possibilità di scampo.

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FIlippo Limoncelli