ROMA – Alessandra e Benito ovvero sintesi del mondo alla rovescia. Dalle favole al rovescio di Gianni Rodari, dove un lupacchiotto portava la cena alla nonna sperando di non incontrare la terribile Cappuccetto Rosso, all’Italia dove la nipote – Alessandra – del Duce – Benito – promette querela e denuncia a chiunque insulti il trapassato nonno.
Eppure ci sarebbe e anzi c’è una legge nel nostro Paese a cui tutti i cittadini, specie quelli più volte seduti in Parlamento, dovrebbero attenersi. Una legge che dice che parlar bene del nonno in questione è reato, non il contrario, un reato che si chiama apologia del fascismo. E questo per il piccolo particolare che la nostra Repubblica è fondata sull’antifascismo e a parlare male di nonno Benito è la Storia. A ragion veduta. La guerra, le leggi razziali, i massacri nelle colonie, gli omicidi politici, la dittatura, la guerra civile, la fuga travestito da soldato tedesco…
Breve elenco di alcune delle opere del suddetto Benito Mussolini per cui, la vulcanica nipote, oggi vorrebbe si esprimessero lodi. Ma i treni arrivavano in orario e le bonifiche fatte, direbbe qualcuno dal tetto del Viminale, ma i milioni di morti e la fame rimangono. Quelli che per un normale cittadino sarebbero insulti, come ad esempio traditore, vigliacco, assassino o dittatore sono, nel caso di Mussolini Benito, delle considerazioni storiche. Fuggire con una divisa di un esercito nemico del tuo Paese si chiama tecnicamente tradimento. E nell’episodio rientra ovviamente a pieno titolo anche la valutazione sul coraggio e l’onore di chi si comporta in questo modo. Era lui, poi, a capo del governo durante le guerre coloniali e lui che ha firmato un patto con uno statista del calibro di Adolf Hitler.
“+++ Avviso ai naviganti +++ legali a lavoro per verificare il “politically correct” di FB e altri social nei confronti di immagini e/o frasi offensive nei confronti di Benito Mussolini: monitoraggio e denuncia a Polizia Postale”, ha avvertito su facebook la nipote Alessandra che ora siede nell’Europarlamento in quota Forza Italia ma che sembra molto vicina ad un passaggio alla Lega di Matteo Salvini. Un avviso chiaramente in rotta di collisione – ma evidentemente non alla protagonista – con la Costituzione del Paese che rappresenta la Mussolini a Strasburgo e che recita: “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”.
Tanto per dare un’idea di quanto opere buona abbia lasciato il regime. E in contrasto con la successiva legge Scelba che regolamenta la citata apologia del fascismo per cui, in sostanza, è reato riprodurre simboli del ventennio e propagandare l’ideologia fascista. Una legge in larga parte lettera morta visto che di simboli fascisti se ne vedono alle manifestazioni e c’è persino qualche ministro che gli strizza l’occhio. Ma una legge che comunque c’è. In Germania, a proposito di nonni famosi, i discendenti di Hitler – quello della soluzione finale e dei milioni di morti con cui Mussolini decise di allearsi – hanno sentito la necessità di cambiare il loro cognome. Un modo anche fisico per tagliare con gli errori e gli orrori dell’antenato marcando la propria distanza e differenza. Da noi, la nipote del dittatore, prepara querela per chi ne parla male.