Anziani: un milione a pane e latte. Dieta vecchia cultura e nuova crisi

ROMA – Non sarà pane e acqua, ma la dieta obbligata che molti anziani italiani seguono, è appena più ricca. Niente carne, niente pesce e poche proteine nobili in generale. Vecchia cattiva abitudine alimentare radicata nei nonni e, soprattutto, effetto non tanto collaterale della crisi che obbliga a stringere la cinghia. E, nel carrello della spesa, gli alimenti vittime dei tagli sono i più cari, carne e pesce appunto, che sono anche quelli più ricchi di proteine. Con conseguenze anche gravi sulla salute, fisica ma anche mentale, degli anziani.

A denunciare questa situazione l’ultimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), tenutosi a Firenze, grazie ad un’indagine condotta dall’Istituto Nazionale per la Ricerca e Cura dell’Anziano di Fermo (An). Indagine in cui si legge che il 10% degli anziani, cioè oltre un milione di persone, non assume abbastanza calorie e proteine con l’alimentazione quotidiana. Il problema colpisce appunto un milione di anziani italiani che si nutre poco e male perché non ha i soldi per comprare il cibo, soprattutto quello ricco di buoni nutrienti. Le calorie che ogni giorno vengono a mancare alla dieta a causa delle difficoltà economiche sono circa 400, e se si considera che un chilo di grasso corporeo è formato da circa 7000 kcal, si può dedurre che ogni mese sparisce al meno un chilo di peso corporeo.

Una situazione difficile a cui trovare una soluzione anche perché, le difficoltà economiche, si sommano a quella che è una generale cattiva abitudine tipica della terza età. Frequente infatti negli anziani seguire diete povere, in parte perché lo stimolo della fame viene meno, e la voglia di cucinare anche. Molti, erroneamente, ritengono poi che nella terza età si abbia meno bisogno di mangiare. Vero che un’atleta o un ragazzo hanno bisogno di una maggior quantità di nutrienti per sostenere la loro attività o la crescita. Ma un’alimentazione corretta, e sostanziosa, è indispensabile anche per i nonni, alle prese con la necessità di fornire ad un fisico, indebolito dall’età, gli elementi necessari a fronteggiare infezioni e malanni vari. Gli anziani italiani, nutrendosi quasi esclusivamente di carboidrati come pane e pasta o zuppe di latte, privandosi di tutti quei nutrienti nobili che permettono ad un fisico in crisi di salute di difendersi dalle infezioni, specie quelle di questa stagione, vanno incontro a diversi problemi.

Con la dieta “pane e latte” non si creano infatti le condizioni per godere una serena vecchiaia in salute. La malnutrizione fa aumentare del 25 % il rischio di un ricovero in ospedale e, oltre a far salire la mortalità, fa aumentare in parallelo la spesa pubblica con ulteriori ricoveri e cure. Dal 10% di anziani che mangia poco e male per motivi economici, si passa addirittura al 55% se si esaminano i ricoverati nelle case di riposo, come ha potuto appurare il dott. Niccolò Marchionni, Presidente della Sigg. Il ricovero è infatti un momento molto delicato per l’anziano che si alimenta con difficoltà: uno su tre è a rischio malnutrizione, per uno su cinque la probabilità è molto elevata. È provato che una nutrizione carente incide in maniera molto negativa sullo stato di salute, aumentando la durata dei ricoveri con rischio di infezioni, piaghe da decubito, depressione, deterioramento cognitivo.

 

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