ROMA – Anche Mussolini era “cornuto”. A scoprire l’imbarazzante segreto del Duce, incarnazione e promulgatore dell’idea del super-macho ben prima dell’avvento sulla scena di Vladimir Putin, è Giuseppe Pardini, professore di storia contemporanea che ha ritrovato gli scottanti documenti tra le carte di Renzo De Felice.
Il “fattaccio” risale al 1937. Benito Mussolini era allora capo indiscusso dell’Italia fascista. La seconda guerra mondiale era in realtà vicinissima (sarebbe cominciata appena 2 anni dopo), ma l’idea che il fascismo potesse cadere era ancora pressoché inimmaginabile. Il Duce era all’acme del suo potere e del suo prestigio e, fedele in qualche modo all’immagine di uomo indomito che voleva dare di se, alla moglie Rachele preferiva ormai da tempo la più giovane, e avvenente, Claretta Petacci.
Claretta aveva quasi 30 anni meno di Mussolini e, verosimilmente, più che dalla prestanza fisica del Duce era stata conquistata dal suo carisma e, direbbero i maligni, dal suo potere. Potere cui certamente guardava con interesse, e probabilmente preoccupazione di non goderne un pezzetto anche lui, il padre di Claretta. Ma al cuor non si comanda e, così raccontano le cronache, l’amante dell’uomo più potente d’Italia cadde tra le braccia di quello che viene descritto un latin lover dell’epoca, e cioè Luciano Antonetti, ex miliziano dannunziano.
Il Duce, com’è facile immaginare, non prese bene la cosa e, in un impeto d’ira, liquidò Claretta: “Di voi non ne voglio più sapere”. Questa la privata dichiarazione del Duce stentoreamente pronunciata al telefono di Claretta, casa Petacci. La storia testimonia che Mussolini non tenne fede alla minaccia e perdonò Claretta, condannandola in questo modo a seguirlo nel destino che lo porterà, anzi li porterà, a piazzale Loreto. Non peggio visto l’esito, ma diversamente andò per Antonetti che verrà malmenato per strada da ‘estranei’, come riferiscono i questurini dell’epoca che lo portano in carcere senza motivo. Privo di lavoro, tallonato da un segugio, finirà la vita povero e malato.
A scoprire il tradimento di Claretta, se di tradimento si può parlare visto che la stessa Petacci era in realtà l’amante di Mussolini, non fu però il Duce o i suoi servizi. Furono invece i genitori di Claretta, insospettiti dai comportamenti della figlia e preoccupati dalle possibili conseguenze di una sua ‘scappatella’, ad affidare ad un investigatore privato il compito di far luce sulla questione. Quelle che Pardini ha trovato sono infatti, come riporta Mirella Serri su La Stampa, “cinque relazioni redatte da un noto fiduciario della polizia politica, Ezio Attioli, che nei suoi rapporti racconta la ferita inferta al più desiderato e acclarato esponente della fallocrazia fascista (copyright Carlo Emilio Gadda), all’uomo che del suo dominio sul gentil sesso aveva fatto un simbolo e una bandiera. Ora questi inediti vedono la luce in un saggio di Pardini, L’amante di Claretta. Il duce, i confidenti, la gelosia, l’Ovra, che uscirà nel numero della rivista Nuova storia contemporanea (gennaio-febbraio 2015) a giorni in edicola”.
L’informatore ha, bisogna dire comprensibilmente visto il contesto, mire nascoste: è un doppiogiochista, segue l’intrigo di amore e di gelosia e lo trascrive in rapporti che spedisce al capo della polizia, Arturo Bocchini che, naturalmente, informa il Duce.
I genitori di Claretta agiscono per abbastanza evidente interesse. “Vorrebbero che il duce riconoscesse al loro casato un titolo nobiliare”, registra Attioli, mentre “donna Giuseppina (la madre di Claretta) si lascia scappare di bocca che vedrebbe volentieri il marito senatore”. Cronache di 80 anni fa…