
ROMA – Un’aula di tribunale non è uno stadio ed un processo non è una partita, ma anche se l’educazione civica imporrebbe il rispetto delle sentenze, queste in Italia più che rispettate vengono solitamente trattate con l’educazione tipica degli ultras. Silvio Berlusconi viene condannato? I suoi colleghi di partito e i suoi sostenitori gridano alla “giustizia ad orologeria” mentre i suoi detrattori a fatica tentano di nascondere la soddisfazione che sa di vendetta più che di giustizia. Viene assolto? Lo scenario si capovolge di 180°, con i detrattori che sottolineano come comunque l’ex premier abbia altri procedimenti ancora aperti e contemporaneamente i fan scoprono ad un tratto l’amore per le sentenze.
La sentenza, la giustizia dicono che Berlusconi è innocente dei reati ascrittigli nella vicenda Ruby. La stessa sentenza e soprattutto i fatti dicono che Berlusconi innocente è anche puttaniere (il che non è reato). Innocente e puttaniere. Ma gli opposti partiti non ce la fanno a digerire la realtà documentata. Non ce la fa a digerire il Berlusconi innocente il vasto partito del “non ci vogliono stare”. E perciò il partito del “non ce vonno sta” ripropone e rilancia il Berlusconi puttaniere. Non ce la fa a digerire il Berlusconi puttaniere il vasto partito degli smemorati di Arcore. Quelli che fanno finta di non sapere ciò che è anch’esso giudiziariamente “acclarato”, proprio come l’innocenza, e cioè che a casa Berlusconi si andava per prostituirsi, ovviamente a pagamento.
Il partito del “non ci vogliono stare” aspetta, invoca, chiama rivincita, magari al prossimo processo. Il partito degli smemorati di Arcore fa di Berlusconi un martire senza macchia e senza paura. E invece di macchia una ce n’è, grossa come la villa di Arcore. E di paura Berlusconi ne ha avuta e ne ha tanta, non fosse altro perché lui sa bene che si faceva nelle “cene eleganti”.
Dopo l’assoluzione, definitiva, arrivata nella notte tra martedì e mercoledì scorsi, i giornali vicini a Berlusconi hanno cominciato a stappare lo champagne e scrivere, in sostanza, che il bunga-bunga non è mai esistito. Qualcuno è persino arrivato a mettere nero su bianco che “il processo Ruby è costato all’Italia 500 miliardi”, sostenendo le accuse rivolte all’ex premier abbiano aperto la strada al governo Monti e alle tasse. Resta un mistero, in questa ricostruzione, come la crisi economica sia potuta maturare al di fuori dei confini italiani, ma questa è un’altra storia.
Di contro, ma con un movimento simmetrico e specchiato, una diversa fetta del mondo dell’informazione, interpretando come nel caso dei pro-Silvio un sentimento più o meno diffuso ma comunque popolare, ha cominciato a produrre dotti e meno dotti corsivi ed editoriali in cui si sottolineava che, accanto all’assoluzione, rimanevano diversi procedimenti a carico dell’imputato Berlusconi e che questo, comunque, era stato condannato e resta quindi responsabile di evasione fiscale (pena comunque espiata).
Due ricostruzioni se non propriamente false certamente faziose. Proviamo a ricapitolare semplicemente i fatti. Grazie alla sentenza emessa dalla Corte di Cassazione ad inizio settimana, Silvio Berlusconi non è responsabile né di prostituzione minorile (non è dimostrato che conoscesse l’età della succitata Ruby) né di concussione (il dirigente della questura di Milano agì probabilmente per timore suscitato dalla chiamata dell’allora premier, ma non ricevette ordini precisi in tal senso). Berlusconi è quindi per questi reati innocente definitivamente. E questo è un fatto. Se ne facciano una ragione tutti quelli che ricordano che è un evasore (è vero e certificato ma non è un’aggravante e non ha nulla a che vedere col processo Ruby) o scorrono i calendari in cerca delle prossime udienze che vedono coinvolto l’ex premier come se queste rappresentassero il ritorno di una gara di Champions League.
Ma è un fatto, incontrovertibile e acclarato, proprio come l’assoluzione, che ad Arcore non ci fossero cene eleganti ma festini a luci rosse con un ricco parterre di prostitute a pagamento e individui dalla morale non certo esemplare. Lo hanno riconosciuto i difensori di Berlusconi ed è scritto nella stessa sentenza che certifica che ‘papi-Silvio’ non ha commesso i due reati di cui era accusato. A differenza infatti di quanto anche ieri ripeteva un comprensibilmente su di giri Berlusconi ai fan accorsi a salutarlo a palazzo Grazioli – “Mi piacerebbe imbucarvi al bunga bunga, ma vi deluderebbe, è una normalissima cena” -, ad Arcore non c’era nessuna cena elegante ma, come ha detto in aula il difensore dell’ex premier Franco Coppi: “La sentenza di assoluzione ammette che ad Arcore si sono svolte cene e prostituzione a pagamento: cosa che la difesa non contesta”.
Inoltre, come è scritto nella sentenza: “Non vi è dubbio che all’epoca dei fatti, gli operanti cioè i poliziotti della questura, nulla sapessero dell’attività di meretricio svolta dalla cittadina brasiliana, né delle disinvolte esibizioni a sfondo sessuale che la stessa Nicole Minetti svolgeva ad Arcore, con la partecipazione di Karima e altre disinibite ragazze”. Non solo: “Altro dato di fatto accertato: Silvio Berlusconi aveva un personale concreto interesse a risolvere la questione con l’affidamento di Karima a Nicole Minetti, considerato che la ragazza frequentava da alcuni mesi la sua residenza di Arcore, dove aveva assistito e partecipato – pagina 230 della sentenza d’appello – ad atti sessuali a pagamento”. E come da pagina 264, “l’attività di prostituzione fu effettivamente svolta e con modalità significativamente ricorrenti” a villa Casati Stampa. Confermato per sentenza anche il “meccanismo retributivo delle ragazze partecipanti” ed infine, pagina 306, si dà per accertato anche “lo svolgimento, da parte della minore”, della ragazza che Berlusconi fece uscire dalla questura, “di attività di meretricio prima, durante e dopo la sua frequentazione di Arcore”. Ed anche questi sono fatti.