Alessandro Camilli

Tumori screening gratis. La metà degli italiani non ci va. Fa 150 mila casi in più

Cancro, 150mila l’anno si ammalano perché dicono “no controlli”

ROMA –Tumori, vieni a farti controllare gratis. “‘No”. Questa è la risposta, verbale o di fatto, che la metà degli italiani dà all’invito del sistema sanitario nazionale ad effettuare gli screening oncologici. Un no che nasce dalla pigrizia, dalla superficialità o dalla paura di scoprirsi malati. Un no che toglie a chi da solo se lo nega il diritto e l’opportunità a una diagnosi precoce, cioè a più anni di vita e di vita migliore in caso di cancro. Un no che costa 150 casi di tumore in più all’anno.

Dei circa 13 milioni di nostri concittadini che, per età, anamnesi o altre ragioni vengono invitati ad effettuare le analisi che possono rivelare l’insorgenza del cancro prima che sia troppo tardi e prima anche che diventi tale, appena 6 milioni sono quelli che effettivamente vi si sottopongono. Una mancanza che ‘costa’ quasi 150mila nuovi ammalati ogni anno che potrebbero essere evitati. Dicono infatti i numeri che, con la prevenzione, delle oltre 350mila nuove diagnosi che ogni anno si registrano in Italia, almeno un terzo si sarebbero potute evitare, affrontandole prima dell’insorgere del cancro.

“La diagnosi precoce è strettamente collegata a migliori probabilità di sopravvivenza — spiega Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italia di Oncologia Medica (Aiom) e direttore dell’Oncologia dell’Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, a Vera Martinella sul Corriere della Sera —, ma ancora troppe persone non sfruttano la possibilità che viene loro offerta, per di più gratuitamente, dal Servizio sanitario nazionale. La stragrande maggioranza dei tumori insorge, infatti, da lesioni precancerose che possono essere individuate ed eliminate in fase precoce. Per questo migliorare l’adesione ai programmi di screening dev’essere una priorità e su questo fronte Aiom si impegna a sensibilizzare i cittadini con diverse iniziative”.

Ma perché se la prevenzione, come il mondo della medicina ci ripete da anni è la prima arma nella lotta contro il cancro, e per di più è anche offerta dal sistema sanitario nazionale, quindi gratuita, e veniamo persino invitati a farla nel caso ce ne dimenticassimo, appena uno su due vi si sottopone?Numeri alla mano, nonostante i tumori siano fra le malattie che incutono più paura, solo il 55 per cento delle italiane invitate a fare la mammografia l’anno scorso ha accettato l’invito. E l’adesione ai controlli per carcinoma cervicale e colorettale è ancora più bassa, si aggira intorno al 40 per cento. Le ragioni principali di queste ‘assenze’ sono di fatto due: la superficialità e la paura. La paura, umana ma certo poco lungimirante, di scoprirsi malato. E la superficialità, che si nasconde dietro tutte le altre scuse come la mancanza di tempo e simili, che fa credere a molti per qualche incomprensibile motivo che a loro non possa accadere.

I numeri però raccontano che fare regolarmente la mammografia riduce il rischio di morire per tumore della mammella del 40 per cento. Eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (Sof) diminuisce del 20 per cento il pericolo di ammalarsi di carcinoma colorettale e del 40 per cento quello di morirne. Ed effettuare il Pap test fa calare del 60-70 per cento la probabilità di un cancro della cervice, e con il test per la ricerca dell’Hpv questa protezione cresce ulteriormente.

“Molto resta da fare soprattutto per convincere la popolazione a fare l’esame del Sangue occulto fecale,in particolare al Sud, dove l’adesione è più bassa — commenta Marco Zappa, direttore dell’Ons, con sede presso l’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo) di Firenze —. Circa l’80 per cento dei carcinomi del colon retto, infatti, si sviluppa a partire da adenomi che impiegano anni (in media, tra 7 e 15) per trasformarsi in forme maligne. È in questa finestra temporale che lo screening consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi prima che diventino pericolosi”.

Intanto, tra chi fa e chi salta la prevenzione, i casi di cancro sono in aumento in tutto il mondo e anche in Italia, dove si stima che nel 2016 verranno effettuate 365.800 nuove diagnosi. E mentre, fortunatamente, anche le guarigioni sono in crescita, da anni ricercatori e oncologi di tutto il mondo sottolineano, numeri e statistiche alla mano, che quattro tumori su dieci sono causati da stili di vita sbagliati: il che significa, ad esempio, che in Italia con una giusta prevenzione si sarebbero potute evitare oltre 146mila delle 365mila nuove diagnosi oncologiche registrate nel 2014.

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Emiliano Condò