ROMA – Cosa vuoi fare prima di morire? Domanda semplice, diretta, persino banale che però tutti ci siamo posti seriamente o per scherzo. Se la domanda è però banale, altrettanto non è la risposta: prima di morire c’è chi vuol vedere il mondo, chi spera di prendere in braccio i nipotini, chi di lasciare un segno nella storia umana e chi invece vuole vincere la Champions. Non ci sono desideri nobili e meno nobili, ma solo desideri che raccontano chi siamo. E per quanto teorica sia la domanda, per quanto lontana possa essere la data della morte, le risposte che diamo raccontano comunque molto di noi. Raccontano così tanto che un’artista sinoamericana ha voluto far uscire la domanda dalle conversazioni private creando delle installazioni, delle pareti – lavagne dove ognuno può scrivere la sua risposta. E nonostante viviamo nell’era digitale non ha creato la sua opera su internet, accessibile a tutti da casa, ma su delle vere e proprie lavagne su cui scrivere con i gessetti, quelli che usavamo a scuola. La storia delle sempre più numerose “lavagne dei desideri” la pubblica La Stampa ed è probabile quindi che l’idea in qualche modo attecchisca anche in Italia.
“Before I die I want to…”, queste le parole impresse sulla lavagna: “prima di morire voglio…”, e poi una serie di spazi bianchi, da riempire col gesso e con le idee. Il progetto è nato durante un soggiorno di studio di Candy Chang, l’ideatrice delle lavagne, nel 2007 in Sudafrica. Lì, nella periferia di Johannesburg, una città ancora segnata dai lunghi anni dell’apartheid, Candy erige una lavagna di tre metri affiancandola alla parete di una casa cadente. Per lei, artista con la passione per la sociologia, la scommessa è quella di innescare una confessione pubblica dei desideri più privati, al fine di far conoscere agli altri qualcosa in più di se stessi. Uno strumento quindi attraverso cui conoscere gli altri e consentire, allo stesso tempo, a tutti di rivelare se stessi. Facendolo attraverso strumenti che ormai, per molti di noi, sono antichi: gesso e lavagna.
La prima “lavagna dei desideri” si rivela da subito una forte attrattiva per molte persone e così, l’idea, viene esportata in giro per il mondo: New York, New Orleans, Montreal, Portsmouth, Minneapolis, Washington, Savannah e Chicago in Nordamerica, ma anche Almaty in Kazakistan e Queretaro in Messico. Nasce anche un’associazione, “Civic Center”, perché le lavagne si rivelano centri civici, che cura e promuove la creazione delle “lavagne dei desideri” ovunque possibile. Altre sono in costruzione, dall’Alaska a Londra, da Perth in Australia e Cortez in Colorado, grazie ad una moltitudine di volontari del Civic Center che aggiornano sul comune sito Internet i pensieri che più li colpiscono perché, nel XXI secolo, non si può comunque prescindere dalla rete.
Ma cosa vogliono gli umani prima di morire? La Chang, divenuta popolarissima negli Usa grazie a molte apparizioni nei principali talk show televisivi, ha stilato una sorta di classifica: la volontà più ricorrente è quella di viaggiare e vedere terre lontane, espressa dal 15% degli autori, mentre il 10 per cento ha scritto, con formulazioni molto differenti, di volersi ricongiungere in una maniera o nell’altra ai propri familiari, il 2 per cento vuole semplicemente “diventare ricco” e, l’1%, sogna “scrivere un libro”. Ma le risposte sono le più diverse: “voglio avere la migliore salute possibile, andare alle Olimpiadi, avere coraggio, scalare gli Appalachi, porre fine al razzismo, sposarmi con l’uomo giusto, dar da mangiare a un elefante, andare a Roma, finire di vedere Ironman, far crescere mio figlio, trasformare in cose giuste tutti i miei errori, comprendere l’intento della mia vita, essere libero, essere motivo di onore per i miei genitori, andare in Israele, danzare, salvare la mia anima…”
Risposte un po’ per tutti i gusti che raccontano non solo le mille sfaccettature della natura umana ma anche le molte differenze di aspirazioni e di desideri che gli uomini hanno anche a seconda del luogo in cui vivono. Le lavagne infatti, attraverso le singole scritte, raccontano gli uomini che hanno preso in mano il gessetto e, nel loro insieme, raccontano qualcosa della comunità che quegli uomini abitano. E voi, prima di morire, cosa vorreste fare?