Conte, Salvini e Meloni mentre il palazzo della maggior democrazia del mondo veniva assaltato a mano armata emettevano comunicati e pensieri del tipo “che la violenza finisca”, Più o meno quel che si comunica alle agenzie di stampa quando ci sono (c’erano) scontri tra ultras fuori degli stadi di calcio.
Non c’erano dubbi possibili, era andato in onda su tutte le dirette. Anche a non capire bene l’inglese, era evidente e intellegibile anche solo orecchiando che Trump aveva indicato il Campidoglio con dentro i politici traditori e corrotti come obiettivo alla sua folla. Accadeva che il presidente Usa lanciava la sommossa contro il Parlamento Usa. Conte, Salvini e Meloni nelle preoccupate frasi formali si guardavano bene dal pronunciare la parola Trump.
Il giorno dopo se ne accorgevano in molti di questa, di questa… cosa? Prudenza di Conte, Salvini, Meloni verso un potente ancora in carica? Difficile, improbabile eccesso di zelo diplomatico. Ipotesi senza senso quella di un riflesso di soggezione prudente nei confronti di Trump ancora presidente per due settimane.
Sì, certo Conte era arrivato al tempo del “Giuseppi” a dire in pubblica tv e con indosso i gradi di premier italiano: “I nostri due governi sono entrambi governi del cambiamento”. Sapeva quel che diceva, non opportunisticamente improvvisava simil gemellaggi tra il suo primo governo e quello di Trump. Si tende a dimenticare ma la base ideologica-culturale delle convinzioni politico sociali di Giuseppe Conte è un temperato, educato populismo. Sì, certo, l’auto nominatosi “avvocato del popolo” non può non aver subito un po’ il fascino di Trump che più popolo non si può. Però Conte trumpista è una cosa che non si può sentire, non sta né in cielo né in terra e certamente Conte non pensava di dare mano a Trump non pronunciando il suo nome mentre era partita la sua sommossa.
Sì, certo Salvini è andato a lungo in giro con la mascherina con sopra scritto Trump. E certamente la Meloni ha un’idea del mondo e della nazione assai parenti del nazionalismo arcigno alla Trump. Né mancano in Salvini e Meloni toni e sostanza di anti parlamentarismo e di sprezzo per le democrazie liberali che sono consustanziali al trumpismo. Sì certo Salvini e Meloni erano dalla parte di Trump. Ma francamente non è pensabile, semplicemente non è che Salvini e Meloni volessero coprire o dare una mano al Trump eversore, al presidente Usa che lanciava l’assalto alla democrazia Usa.
Né complici, tanto meno fedeli irriducibili di Trump. Conte, Salvini e Meloni, ciascuno a suo modo, stando sulle parole standard di una dichiarazione alla stampa o ai social non volevano coprire, né restare prudenti per opportunismo e neanche restare reticenti per imbarazzo e dispiacere politico. Hanno usato le poche parole formule di sempre per la semplice ragione che altre non ne hanno. Non hanno semplicemente capito la portata e la qualità di ciò che stava accadendo. Sono politici piccoli piccoli prodotti da una politica piccola piccola. Hanno, come la stragrande maggioranza dei loro colleghi, una marcata anaffettività nei confronti della storia. Anche quando la vivono la storia non la riconoscono. La loro afasia non è diplomatica o politica. E’ afasia concettuale.