ROMA – Correntisti di tutta Europa, preoccupatevi. Esperti di settore e tecnici di vario titolo rassicurano che il modello Cipro non possa davvero essere esportato dalla piccola isola mediterranea, nonostante sia stato indicato dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem come un “nuovo modello” universale di responsabilità del rischio finanziario, nonostante la Merkel abbia spiegato che d’ora in poi chi rompe il vaso del debito…i cocci sono anche suoi. Rassicurazioni a parte, quello che è certo è che il salvataggio cipriota ha però fatto cadere quello che sembrava un tabù intoccabile: l’inviolabilità dei conti correnti. Almeno quelli sopra i 100 mila euro. E così, rassicurazioni a parte, nel dubbio meglio rimanere al di sotto di quota 100 mila da oggi in poi.
Sotto i centomila la banca paga, sopra i centomila il conto…crepa. Tutto il resto è opinabile e incerto: se una banca europea, la prossima, se una prossima banca ci fosse che dopo aver troppo rischiato sta per fare boom, che succede? Pagheranno i danni, ripianeranno le perdite gli azionisti vedendo le loro azioni perdere valore e dovendo ricapitalizzare, pagheranno anche gli obbligazionisti non ricevendo cedole e non ricevendo anche parte del capitale investito, pagheranno anche i correntisti? Opinabile, probabile, improbabile, incerto, in discussione: quel che è certo è che, appunto, sotto i centomila nel conto la banca o chi per lei ti paga, sopra i centomila euro invece il conto forse…crepa.
Non ce n’è al momento necessità e non sembra essere in programma, ma il prelievo forzoso, dopo il caso Cipro, è uno spauracchio che si aggira ora sull’Europa, e la debolezza delle Borse ne è una delle manifestazioni. Non oggi, ma domani? E’ questa la domanda e la preoccupazione che serpeggia tra i correntisti del vecchio continente. Correntisti dalla memoria corta, almeno in Italia, dove il governo Amato un prelievo forzoso, per quanto minimo, già lo aveva praticato negli anni ’90.
Fondata o meno, prossima o lontanissima la preoccupazione riguarda i conti sopra i 100 mila euro. Se infatti l’inviolabilità del conto è caduta, è rimasto saldo il principio per cui questa inviolabilità cade solo oltre i 100 mila euro di deposito. Al di sotto, niente prelievo. Fino a 100 mila euro infatti, il deposito è considerato assicurato e intoccabile, per lo stesso meccanismo che in Italia è garantito dal fondo interbancario di tutela dei depositi. E’ andando oltre che cominciano quindi le preoccupazioni e, forse, i problemi.
Per chi sfora quota 100 mila, la quota di sicurezza, i problemi e i costi possono essere diversi a seconda dei casi. Spiega La Stampa:
“Andando oltre cominciano i problemi. Molto più grandi se tali soldi sono depositati in una banca (come la Laiki Bank di Cipro) destinata alla chiusura e alla liquidazione. Qui il nostro investitore rischia di perdere gran parte o comunque di subire tagli pesantissimi a quanto eccede i 100 mila euro, perché i 20 mila euro del nostro esempio (deposito di 120 mila euro) finiranno nel calderone di una procedura di liquidazione. Diverso il caso in cui l’istituto debba ristrutturarsi ma non chiudere, come accadrà per la Banca di Cipro. Qui gli ipotetici 20 mila euro a rischio, vengono prima congelati, quindi trasformati in azioni quel tanto che serve per ricapitalizzare e rinforzare la banca e metterla in sicurezza. Alla fine il conto sarà salato, a Cipro pari al 30%, in altri casi chissà. Se poi il nostro risparmiatore si ritrovasse con un gruzzolo di azioni o di obbligazioni anche ben al di sotto dei 100 mila euro dovrebbe prepararsi a un’altra bella batosta. Quando una banca fallisce le sue azioni non valgono più nulla. Le obbligazioni? Come già visto in Parmalat e Argentina possono riservare sorprese assai sgradite. Come nel caso Lehman Brothers, la banca d’affari Usa fallita nel 2008, si può arrivare dopo anni a recuperare un 20% o poco più. In un caso simile a quello della Banca di Cipro -che non chiude – il valore delle azioni viene diluito tantissimo, le obbligazioni per una buona fetta vengono convertite in azioni dal valore esiguo, sempre per aumentare il capitale. Nessun danno, invece, per le azioni e obbligazioni diverse da quelle della banca, oppure per le quote di fondi comuni e gestioni conservati nell’istituto. Le posizioni a rischio, oltre alle azioni, sono dunque conti correnti troppo gonfi, come pure i conti di deposito e le obbligazioni bancarie”.
Venendo all’Italia da tempo l’Abi e Bankitalia, nonostante la crisi stia mettendo sotto pressione i crediti, assicurano e rassicurano sulla solidità del nostro sistema bancario. Ma quanti sarebbero i conti a rischio? Quelli cioè sopra i 100 mila euro. Non pochi, o almeno più di quanti ci si aspetterebbe vedendo le statistiche sulle dichiarazioni dei redditi recentemente pubblicate, tra i 3 e il 4 milioni e mezzo di conti corrente. Tre, quattro milioni di persone che oggi, dopo Cipro, guardano con un’apprensione più il saldo del loro conto.