ROMA – “Fare il proprio dovere e promuovere Andrea, trasformandolo in un disoccupato? O bocciare un ragazzo meritevole per consentirgli di ottenere il posto?”, scrive Massimo Gramellini su La Stampa riprendendo la lettera di un’insegnante afflitta da questo dubbio dopo che i genitori del ragazzo in questione le hanno chiesto di bocciare il figlio alla maturità. Il dubbio, amletico, ha spinto l’insegnate di un istituto tecnico romano a scrivere in serie ai quotidiani in cerca d’aiuto, anche La Repubblica riporta infatti la missiva, ed è figlio del “pacchetto lavoro” varato nell’ultimo consiglio dei ministri. Figlio però alquanto illegittimo perché il dubbio nasce e, anche della cattiva interpretazione che le agenzie di stampa in primis, e gli altri organi di informazione a ruota, e poi Grillo e poi tutta la compagnia di giro della politica e dell’informazione hanno dato del suddetto pacchetto.
Il decreto lavoro indica infatti una serie di condizioni per accedere agli “aiuti”. Condizioni che molti, compreso Beppe Grillo, hanno messo in fila con la congiunzione “e”, quando invece la congiunzione da usare era “o”. L’equivoco a lungo è stato: essere “assunto con sgravi” si può solo se si è senza lavoro da sei mesi, e non residente a casa dei genitori, e con familiari a carico e non in possesso di titolo di studio superiore alla terza media. Non era “e”, era “o”, quindi una di queste due condizioni e non tutte insieme. Forse dell’equivoco è rimasta vittima anche l’insegnante che ha scritto ai giornali e forse anche lo stesso bravissimo Gramellini. Comunque ecco tutta la storia, personaggi e interpreti: un decreto legge, una maturità, una pizza, almeno un paio di quotidiani, il blog di Grillo, le agenzie di stampa nazionali, due genitori, un’insegnante. Titolo: Per favore bocci mio figlio, anzi no che ci comunicano dalla regia che tutto quanto stiamo dicendo è un po’ privo di senso.
Questo il primo lancio dell’Ansa:
6/06/2013 – 10:47 ++ LAVORO: BOZZA;SGRAVI UNDER 29 SE SOLI E PERSONA CARICO ++ (ANSA) – ROMA, 26 GIU – Gli sgravi per gli under 29 previsti nella bozza del dl Lavoro arrivata sul tavolo del Cdm, prevedono che i soggetti siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli con una o più persone a carico. (ANSA).
Il secondo lancio dell’Ansa:
26/06/2013 – 12:24
LAVORO: SGRAVI SOLO PER CHI VIVE SOLO E CON PERSONA CARICO
(ANSA) – ROMA, 26 GIU – Gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni potranno essere concessi solo nel caso che il nuovo assunto abbia tra i 18 e i 29 anni, sia privo di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, sia privo di un diploma di scuola media superiore o professionale e viva solo con una o più persone a carico. E’ quanto prevede il decreto appena approvato dal Cdm come ”condizioni” per gli incentivi ai datori di lavoro che intendono assumere. (ANSA).
Il lancio dell’Agi delle 11:04 del 26 giugno:
==LAVORO: BOZZA DL, SGRAVI ASSUNZIONI UNDER 29 DISOCCUPATI E SOLI (AGI) – Roma, 26 giu. – Sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani tra i 18 e i 29 anni che siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli con una o piu’ persone a carico. E’ quanto prevede la bozza del decreto sul lavoro all’esame del Consiglio dei ministri in corso a Palazzo Chigi. (AGI)
Non conoscendo nel dettaglio la situazione di Andrea, il ragazzo di cui i genitori hanno chiesto la bocciatura, non si può qui con certezza stabilire se anche la lettera in questione sia un prodotto della cattiva interpretazione e se quindi, di conseguenza, il dubbio dell’insegnante sia risolto in nuce. Ma è certo che in molti sono caduti nell’errore. E non solo “sprovveduti” genitori o sorpresi insegnati, ma anche il leader di quello che è stato alle ultime politiche il secondo partito, il MoVimento 5 Stelle. Grillo infatti, leggendo probabilmente le indiscrezioni o solo i lanci di agenzia che il provvedimento illustravano, ha immediatamente tuonato che il provvedimento in questione avrebbe riguardato pochissime persone. Aveva torto ma era stato indotto in errore. Come i maggiori quotidiani on line a partire da La Repubblica e come è accaduto nel nostro piccolo anche a Blitz.
Certo ci sono dei limiti, delle condizioni precise per rientrare tra i beneficiari delle misure. Ma condizioni che sono alternative e non cumulative. Bisogna avere meno di 30 anni, proprio come Andrea. Ma oltre a questo non bisogna avere al massimo la terza media, essere disoccupati da almeno 6 mesi e avere figli o genitori a carico. Ma bisogna avere al massimo la licenza media o, la congiunzione è fondamentale, essere disoccupati da almeno 6 mesi e via dicendo.
Andrea quindi, che come l’insegnante racconta lavora da tempo, per aiutare la famiglia e rigorosamente in nero, in una pizzeria, potrebbe con ogni probabilità rientrare tra i beneficiari delle nuove norme anche diplomandosi. I genitori hanno chiesto che venisse bocciato perché l’attuale datore di lavoro del figlio ha detto al ragazzo che grazie al decreto lavoro potrebbero finalmente regolarizzarlo. E non si sa se i genitori ingenuamente o i titolari della pizzeria altrettanto ingenuamente o furbamente abbiano detto e compreso che questo sarebbe potuto avvenire solo a condizione che il ragazzo non conseguisse il diploma. La storia di Andrea, ovviamente, è un caso singolo e, come tale, andrebbe conosciuto nel dettaglio per sapere se e come verrà risolto. Ma può essere un buono spunto, anzi un ottimo spunto per fare chiarezza su un provvedimento che, pur con tutti i suoi limiti, di condizioni e soprattutto di fondi, prova a colpire l’altissima disoccupazione giovanile che caratterizza il nostro Paese.
Non saranno le misure appena varate la soluzione ultima, il 50 e passa per cento di disoccupati sotto i 30 anni italiani non verranno magicamente e improvvisamente assunti in blocco dalle aziende grazie ai 600 e rotti euro di benefici appena introdotti. Ma è certo che è almeno un primo passo. Si lamentano in molti, tra laureati e disoccupati più “anziani”, che per loro il provvedimento non preveda nulla. Ed è vero. Ma è altrettanto vero che da qualche parte bisogna pur cominciare e che, anche con le migliori intenzioni, soldi per far tutto non ce ne sono. Se poi i pizzaioli e non solo di tutt’Italia smettessero di ricorrere al lavoro nero ci sarebbero meno disoccupati e più fondi per lo Stato. A prescindere dai diplomi.