
ROMA – Si apprende dalle cronache che una banconota da 300 euro รจ stata spesa con successo in Germania. La storia contiene e sprigiona molto piรน di quanto non sintetizza la fredda cronaca.
Primo: la banconota non era falsa. Era molto di piรน che falsa e molto di meno che falsa, era altro dal falso: era inventata. Falso si definisce copia dell’autentico artefatta, fabbricata per ingannare. I 300 euro autentici non esistono, non c’รจ la banconota vera da imitare. Un biglietto da 300 euro รจ quindi piรน, meno e altro dal falso. E’…che cosa รจ?
Secondo: giร , cosa รจ? Perchรฉ dei falsari, falsari organizzati, professionisti del ramo, in grado di conferire alta qualitร ai prodotti, alle bancone false, dominanti sul mercato (si attribuisce loro il 90% della contraffazione di euro sul pianeta) si prendono la briga di stampare il falso di una banconota che non esiste?
Terzo: si prende la briga o lo sfizio? Lo sfizio, il gusto. La centrale dei falsari รจ a Napoli, l’ipotesi dello sfizio si fa piรน fondata. Lo sfizio di strafare, di osare. Lo sfizio, il divertimento della sfida. Una sorta di guardiamo se qualcuno ci casca e chi ci casca. Una creativitร nel delinquere, una creativitร magari a rimetterci e non a guadagnare. Quanti “300 euro” potrai mai sbolognare? Eppure si sono presi lo sfizio di immaginarla e stamparla.
Quarto: fu vero spaccio? Spaccio รจ quando “spacci” moneta folsa. Qui hanno speso moneta inventata.
Quinto: chi l’ha incassata quella moneta inventata? Non si sa se sia stato un distratto, un ingordo, un folgorato…Non si sa se in una piccola o grande cittร o in campagna, in un ristorante, farmacia o, dio non voglia, banca.
Sesto: si sa solo che la “trecento euro che non c’รจ” รจ passata di mano in Germania. E che quindi c’รจ una micro astuzia della storia anche nelle micro cronache. Non poteva essere che un rigoroso tedesco a dare un senso allo sfizio di un falsario napoletano.
