Fisco, gli aiutati son davvero poveri? Per le tasse metà Italia sotto 600 € mese

Foto d’archivio

ROMA – Raccontano, le dichiarazioni dei redditi 2013 di un’Italia che non ti aspetti. Non solo quella dell’evasione fiscale che ormai ti aspetti eccome. No, quella che non ti aspetti è l’Italia degli “aiutati” dal fisco. Aiutati dal fisco e dal welfare. Che forse, desolantemente, non sono in gran parte i poveri e non sono in gran parte poveri. Scopriamo infatti da queste che la metà dei nostri connazionali (dichiarazioni fiscali alla mano) vive con meno di 600 euro al mese. Una sorpresa considerando il costo della vita in Italia, e una sorpresa anche considerato che sono cittadini di quello stesso Paese che detiene il record in diverse specialità, come quella di telefoni, auto e altro pro capite e una ricchezza pro capite stimata dalla Bundesbank (ma non solo) doppia rispetto a quella dei tedeschi. Una sorpresa che dovrebbe però farci riflettere sulle condizioni e misure del nostro welfare.

Questa metà di indigenti/poveri a scarso o nullo reddito è assistita, aiutata dal fisco e dal welfare sotto forma di esenzioni e prestazioni gratuite (sanitarie e previdenziali soprattutto) facendo pagare il costo di tale aiuto ad una fascia di contribuenti toccati da aliquote fiscali progressivamente crescenti. Progressione ripidissima chi si impenna a livello di quarantamila euro lordi l’anno e che considera la quota 55 mila lordi annui come un reddito da grande patrimonio o giù di lì. Non solo, i contribuenti che davvero contribuiscono pagano le prestazioni agli “aiutati” ma ne sono esclusi sempre a ragione (?) di un reddito percepito supposto come “alto”.

Insomma i “ricchi” pagano per i “poveri”. Fosse così, nulla da dire. Il fatto e il guaio sono che ricchi non possono dirsi se non per demagogia quelli da un reddito da 2.500 netti al mesi e poveri non possono dirsi quelli, troppi, che dichiarano di vivere con 600 euro al mese. Sui primi grava la bugia, la falsità, il distorto parametro del reddito alto che alto non è. I secondo molto semplicemente in gran quantità mentono. E fino a che mentono al fisco problema grave, diventa però persecuzione per gli altri la loro menzogna. Gli altri li devono assistere, pagare per loro.

“Vediamo in sintesi qualche dato – scrivono sul Corriere della Sera Alberto Brambilla e Paolo Novati – : su 60,782 milioni di abitanti il numero di contribuenti, cioè di quelli che presentano la dichiarazione dei redditi, è di circa 41 milioni (500 mila in meno rispetto all’anno precedente); i contribuenti effettivi (che pagano almeno un euro di tasse) sono circa 31 milioni. In altre parole, quasi la metà degli italiani non ha redditi e quindi vive a carico di qualcuno. Per valutare poi l’Irpef media versata, occorre fare il rapporto tra il numero dei dichiaranti e il numero di abitanti: a ogni dichiarante corrispondono 1,48 abitanti”.

Proseguono poi i due del Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali in diversi esempi di come le dichiarazioni degli italiani siano in larga parte poco attinenti alla realtà e come questo sia in primo luogo scarsamente perseguito dallo Stato, e in secondo luogo come dietro a questa discrepanza si celino evasione e criminalità.

C’è però un altro aspetto raccontato dalle dichiarazioni dei redditi degli italiani che merita di essere approfondito, e cioè il welfare. Riporta ancora il Corriere: “Analizzando in dettaglio le dichiarazioni, si arriva alle seguenti considerazioni: 1) Tra i contribuenti i primi 799.815 dichiarano redditi nulli o negativi.

2) Il totale di coloro che dichiarano redditi (compresi quelli con reddito nullo o negativo) fino a 7.500 euro annui sono 10.338.712 contribuenti, cioè il 25,23% del totale, e corrispondono a 15.331.084 abitanti. L’Irpef media dichiarata pro capite è pari a 55 euro l’anno. Per queste persone, oltre agli altri servizi, lo Stato deve provvedere a pagare circa 1.790 euro a testa per la sanità (109 miliardi il totale 2013). Per cui occorre reperire dagli altri contribuenti, per il solo servizio sanitario, circa 27 miliardi.

3) Tra i 7.500 e i 15.000 euro di reddito annuo contiamo 8.740.989 contribuenti (circa 13 milioni di abitanti) che pagano una Irpef media di 649 euro. Anche qui per la sola sanità dobbiamo reperire altri 15 miliardi circa. In totale, con i 27 miliardi di prima, sono 42 miliardi in totale. 4) Tra i 15.000 e i 20.000 euro di reddito dichiarato troviamo 6,2 milioni di contribuenti (9,31 milioni di abitanti) che pagano un’imposta media di 1.765 euro, quasi sufficiente per pagarsi la sanità”.

Oltre queste soglie, e cioè nella fascia 35/60mila euro annui, si trova la fetta di contribuenti che sostiene il maggior carico fiscale. E cioè anche quella fetta di contribuenti che paga la sanità a chi dichiara poco o nulla. E quella fetta è per lo più incarnata dai lavoratori dipendenti che guadagnano tra i 2 e i 3mila euro mensili. Un peso assegnato correttamente, a patto che le dichiarazioni siano reali. Non è però un mistero che la realtà sia un altra. Si realizza quindi così il paradosso per cui quella fetta di contribuenti si trova a dover pagare non solo la sanità, ma quelli che in generale sono indicati come ‘i servizi’, a chi guadagna come lui o anche più ma dichiara meno.

La domanda da porsi è quindi: è giusto, e anche sostenibile, un welfare disegnato su una mappa del Paese come quella che esce dalle dichiarazioni dei redditi?

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Alessandro Avico