ROMA – “Assoldate per partecipare ad una manifestazione pro Assad a Roma”, racconta il Corriere della Sera in un trafiletto. Ma allora è un vizio! La storia, ripresa dal quotidiano milanese e raccontata dal Times, riporta alla memoria le hostess di Gheddafi, omaggiate dal leader libico di una copia del Corano e di inviti e ospitate in Libia fino a che appunto la Libia era di Gheddafi. Ma qui importa fino a un certo punto chi siano gli ordinanti, i committenti delle comparse a pagamento. Importa che a Roma deve esserci, anzi c’è una fabbrica, un’industria dei figuranti della politica. Committenti arabi e nordafricani sembrano preferire donne per loro messe in scena. Quando invece la committenza è italiana non si bada al sesso, van bene maschi, giovani, anziani…Come quelli trovati ad alcuni comizi di Berlusconi? Non proprio, anzi no: i figuranti al comizio di Silvio sono artigianato. Le hostess invece sono terziario molto avanzato… Rappresentazioni ed interpreti diverse e diversi di un fenomeno che appare unico: il consenso a pagamento. Se due fatti sono una coincidenza e tre una prova, con le modella pro Assad, la cifra tonda è raggiunta.
La vicenda riportata dal Corriere sarebbe poco più di una curiosità, se alla memoria non tornassero prepotentemente i casting per reclutare sostenitrici dell’ex leader libico all’epoca della sua contesta visita in Italia, e i figuranti assoldati e schierati alla manifestazione di Silvio Berlusconi a piazza del Popolo e non solo. Visti i precedenti sorge così, spontaneo, l’interrogativo: esiste quindi una fabbrica, un luogo dove si “producono” e vendono consensi di piazza nel nostro Paese? E la risposta è: evidentemente sì. Tanto è vero che le suddette sostenitrici di Assad hanno persino fatto causa all’agenzia che le aveva reclutate e che mai le ha pagate.
Esiste e chissà come funziona. “Pronto buongiorno, la settimana prossima viene in visita il presidente di vattelapesca, avete mica un centinaio di ragazze pronte ad impazzire per lui?”. “Guardi le abbiamo ma quando il leader è mediorientale c’è un sovrapprezzo, sa, la formazione delle ragazze è più complessa…”. “Nessun problema ma mi raccomando non ci rifilate quelle che avete dato all’ex premier che si sono accorti tutti che erano pagate”. Conversazione ovviamente ipotetica e paradossale ma che, in fondo, rischia di non essere così lontana dalla realtà come si potrebbe pensare. Se bisogna infatti scritturare dei sostenitori, bisognerà spiegargli cosa sostengono, e chi.
“Assoldate per partecipare ad una manifestazione pro Assad a Roma, nel novembre del 2011. Ma i soldi promessi (166 euro di diaria), non sono mai arrivati: e così sedici modelle italiane hanno fatto causa all’agenzia di casting che le aveva scritturate, assistite dall’avvocato Valerio Vitale”. Questa la notizia, per intero, riportata dal quotidiano milanese e denunciata, in primis, dal Times. Una prova vera e propria dell’esistenza dell’abitudine tutta italiana, e di conseguenza dell’esistenza di un mercato che quest’abitudine soddisfa, di comprare consenso, o almeno l’immagine artefatta del consenso. Per il leader siariano sono state reclutate modelle-sostenitrici ad hoc, per Gheddafi idemi. Un abitudine, un vizio vero e proprio che, in più, nel caso delle modelle pro Assad, è stato anche accompagnato dal mancato compenso.
Se alla luce dei fatti appare evidente che in Italia si possono comprare, o almeno noleggiare sostenitori, meno chiaro è chi li noleggi? Nel caso dei due leader stranieri, fu un’iniziativa dei rispettivi regimi o una “gentilezza” dei padroni di casa? Non esattamente quella che si definisce una questione di lana caprina perché, nonostante nessuno si stupisca più di tanto che alle manifestazioni del Pdl possano partecipare dei figuranti, in fondo il modello primigenio era quello della trasmissione Drive-In, più spinosa diventa la questione se i figuranti, o modelle che siano, vengono reclutati per divenire fan di sanguinari leader. Per quanto si possa infatti non amare Berlusconi è difficile accomunarlo all’attuale leader siriano e al defunto leader libico.
Se la consuetudine a noleggiare sostenitori lascia qualche interrogativo e una questione d’opportunità irrisolti, la storia che arriva via Londra, tratteggia però una doppia brutta figura italica. Oltre infatti a mettere a disposizione modelle-fan, da noi nemmeno le paghiamo. O almeno non sempre. In quello che appare come un doppio carpiato di brutture nazionali.