La tassa sulla casa, la prima, almeno per il 2013 sarebbe stata cancellata. Eppure i contribuenti italiani di 2.401 comuni la dovranno pagare ancora e si dovranno anche sbrigare nel farlo. Hanno tempo sino al 24 gennaio prossimo. In agguato, per i ritardatari, sanzioni che di mini non hanno nulla. E “mini” è l’aggettivo che è stato all’Imu sulla prima casa agganciato. Un aggettivo che però ha poco o nulla a che fare con la realtà, come sanno i proprietari di case che in questi giorni si stanno preparando a pagare.
Sotto i 12 euro non si paga, e l’importo medio dell’imposta dovrebbe essere di 42 euro. Stime rassicuranti, almeno dal punto di vista di chi deve pagare, ma stime che non riguardano le grandi città. A Roma, a Milano e a Torino, ad esempio, l’importo che un appartamento medio, 120 metri quadri, dovrà pagare sarà ben altro: 2 o 3 volte la cifra indicata dal governo.
E come spesso accade al danno del pagare si aggiunge, in Italia, la beffa, anzi le beffe. Vale nel caso della mini Imu il plurale: alla beffa del dover pagare una tassa che sarebbe stata cancellata, si somma la beffa delle complicazioni al limite dell’incredibile cui i contribuenti devono andare incontro. “Per capire quanto occorre pagare – ricorda Gianni Trovati sul Sole24Ore -, bisogna calcolare l’imposta in due modi: con l’aliquota decisa dal comune e con l’aliquota standard del 4 per mille, sottrarre ad entrambi gli importi le detrazioni, e conteggiare la differenza fra i due importi. Il 40% di questa differenza è carico del contribuente”. Come a carico del contribuente è il conteggio dell’importo. A carico nel vero senso della parola perché, ogni cittadino, dovrà fare da solo o il calcolo affidandosi magari ai Caf, sovraffollati, o pagando un commercialista che a lui si sostituisca.
In caso di errori, o di mancato pagamento, salate sanzioni. Si hanno 14 giorni dopo la scadenza del prossimo 24 gennaio per mettersi in regola con la formula del “ravvedimento sprint” che garantisce sanzioni light: 0.2% per ogni giorno di ritardo. Dopo, dall’8 febbraio sino al 24 dello stesso mese, la sanzione salirà al 3% e, per chi pagherà ancora dopo, arriverà sino al 3.75%, più gli interessi legali calcolati in base ai giorni di ritardo.
Operazione cervellotica e mica tanto mini che serve a trovare quei 400 milioni di euro che mancano alle casse pubbliche. Buco frutto della cancellazione dell’Imu appunto e che sarebbe, in realtà, di un miliardo di euro o giù di lì. Del 60% di questo ammanco si è fatto carico lo Stato, del restante 40 se ne devono far carico, invece, i contribuenti.