Alessandro Camilli

Ius soli addio o, molto forse, arrivederci. Come è morto nella testa degli italiani (da 80 a 52%)

Ius soli addio o, molto forse, arrivederci: come è morto nella testa degli italiani

ROMA – Ius soli addio o, molto forse, arrivederci. In Parlamento non c’è una maggioranza in grado di sostenerlo e quindi via dal calendario delle discussioni. Ma prima che al Senato il diritto dei figli di immigrati nati in Italia di essere italiani è morto nella testa di chi italiano è già, sempre più impaurito, a torto o a ragione, dagli sbarchi e dagli arrivi degli ultimi anni. E’ morto tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama, prima votato e poi abbandonato dai partiti stessi che l’avevano sostenuto e quindi messo in soffitta, con tanto di annuncio ufficiale da parte di Luigi Zanda, presidente dei senatori Pd, sino a data da destinarsi.

Ucciso, lo ‘Ius soli’, dalle forze politiche ora e perennemente proiettate in un’eterna campagna elettorale. Vero, verissimo. Ma la storia parlamentare della legge che concederebbe la cittadinanza italiana a chi è nato in Italia da genitori stranieri e nel nostro Paese frequenta la scuola, è lo specchio, forse appena leggermente amplificato, di come sia cambiata la nostra percezione degli immigrati, e quindi dei loro diritti. Correva l’anno 2014 quando circa l’80% degli italiani era favorevole a concedere la cittadinanza italiana a chi qui era nato e aveva studiato. Erano solo 3 anni fa ma da allora molto, moltissimo è cambiato.

Ci sono stati anni di sbarchi, la rotta balcanica, la Libia, il Brennero, le stragi in mare, gli attentati e le polemiche e la paura ha cominciato a insediarsi nelle teste di noi italiani. E’ l’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza a rilevare come la percezione di insicurezza, suscitata dagli immigrati, abbia raggiunto nelle ultime settimane gli indici più elevati da 10 anni a oggi: il 46%. Nel 2016 il consenso allo ‘Ius soli’ era sceso al 70%. Ma è negli ultimi mesi che c’è stato il tracollo: al 57% nello scorso giugno e al 52% negli ultimi giorni. Gli sbarchi, ad onor di cronaca, nell’ultimo trimestre sono calati rispetto agli scorsi anni. Dato che non è stato minimamente però percepito, e forse non ce n’è nemmeno stato il tempo, dal Paese.

Paese che è stato invece molto più colpito e condizionato dai fatti di cronaca delle ultime settimane, basti pensare alle violenze di Rimini. Fatti che vengono cavalcati e amplificati dalle polemiche politiche, dagli scontri tra chi su questo tema punta, e molto, in chiave elettorale. E le elezioni, per quanto sempre dietro l’angolo in Italia, sono oggi davvero ad un passo visto che la legislatura ha ancora pochi mesi prima della sua naturale fine. Toccherà quindi al prossimo Parlamento decidere del destino delle ‘Ius soli’. Anche se tra i dem ancora si dice che potrà rientrare in calendario prima delle elezioni, ma non se ne vedono i tempi. Ed ecco perché un arrivederci è molto meno probabile di un addio. Se dalle urne uscisse una maggioranza di centrodestra va da sé che la riforma non avrebbe spazio.

Salvini, Meloni e ampissime fette di Forza Italia sono infatti fieramente contro, con il segretario del Carroccio che già si è attestato la vittoria per la messa in naftalina del provvedimento. Più sfumata, come spesso accade, la posizione dei 5Stelle che, vista l’importanza della materia, affiderebbero il tutto ad un referendum popolare. In quella che non sarebbe certamente una via né facile né breve. Rimane quindi il solo centrosinistra alfiere delle riforma e unica speranza di questa. Ma le probabilità di vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni non sono altissime e, sopratutto, anche all’interno di questo e di una potenziale maggioranza di centro e sinistra, lo ‘Ius soli’ non sembra essere al momento una priorità.

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Alessandro Avico