Alessandro Camilli

Licenziati, vi riassumiamo: 32 sì, 183 No. “Meglio assegno Inps”

Licenziati, vi riassumiamo: 32 sì, 183 No. “Meglio assegno Inps” (foto Ansa)

ROMA – Licenziati in 215, erano lavoratori della Natuzzi. E il normale, il credibile della storia finisce qui. Il resto della storia è tanto vero quanto difficile da credere. Anzi, crederci alla fine si può. Il difficile è digerirla questa storia.

Dunque c’è un’azienda, la Natuzzi, che non molto tempo fa dichiara 355 “esuberi”, 355 lavoratori di cui in qualche modo disfarsi. Per 140 di questi lavoratori si scava la strada dell’incentivo all’esodo. Cioè, tra varie voci e capitoli, circa 60 mila euro per dimettersi e lasciare volontariamente il posto di lavoro. Anche qui, in questo ramo della storia, c’è un esito, un finale fantasmagorico. Ma al tempo, seguiamo prima il filone principale.

Restano 215 lavoratori che non accettano o cui non viene proposto l’incentivo. Restano, parola grossa nel caso. Non restano per nulla, vengono licenziati. Ma non passa molto tempo che l’azienda riporta in casa una produzione che prima “esternalizzava”, insomma faceva fare ad altri. Quindi l’azienda apre nuova linea produzione e offre ai 215 licenziati un nuovo posto di lavoro.

Licenziati, vi riassumiamo: questa la comunicazione e la proposta ai 215. Trentadue accettano di essere riassunti, 183 rifiutano. “Un rifiuto che scatena l’indignazione degli stessi sindacati” registra e stampa La Repubblica. E perché rifiutano? Nessuno è andato a domandarlo uno per uno. Ma i 183 incassano assegno di mobilità Inps di 1.200 euro lordi mensili. Aggiungi un po’ di lavoro nero e fa di sicuro reddito pari o superiore al salario in azienda e lavorando in maniera molto, molto più dolce.

Saputo del rifiuto dei 183, alcuni dei 140 che se ne erano andati con l’incentivo fanno sapere: allora veniamo noi, riassumete noi. E l’incentivo che avete preso per andare via? Ve lo ridiamo, lo restituiamo. Con una piccola postilla: seperando una voce qua e una là la proposta di restituzione oscilla tra i 20 e i 3o mila euro. E gli altri per arrivare a 50/60 mila, quanto si è incassato di incentivo totale? Il resto…mancia.

La storia si svolge in Puglia, dintorni di Bari. In quel Sud d’Italia martoriato dalla disoccupazione, vera e fetente disoccupazione. E infettato, come e più del resto d’Italia, dalla troppa assistenza con denaro pubblico ai già protetti, troppo protetti. Con un tocco, a metà tra il comico e il drammatico, di commedia all’italiana.

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Mino Fuccillo