Lo scomodo ruolo di quello che deve dare spiegazioni è toccato a Gianni Falorni, responsabile commerciale per l’Italia dell’Edison Giocattoli, l’azienda che la lupara commercializza, che sul Corriere della Sera si è giustificato tirando in ballo addirittura John Wayne. “Più che di lupara dovremmo parlare di doppietta a canne mozze – ha detto Falorini nel pezzo di Riccardo Bruno -. Era un’arma usata dai pastori a scopo difensivo, contro gli animali predatori: quando l’esercito sabaudo proibì le armi da fuoco, i pastori tagliarono le canne alle doppiette per nasconderle sotto il giubbotto”. Ricostruzione senz’altro veritiera, che non cancella però l’immagine che alla lupara poi si è associata. Un binomio, quello tra lupara e mafia, così forte e introiettato nella nostra cultura che in forza di questo è stato persino coniato un modo dire: “lupara bianca”, che indica una serie di modi utilizzati dai cosiddetti uomini d’onore per far sparire i corpi delle loro vittime. Ma forse, alla Edison, questa parte della storia non è nota.
“Non vedo come preoccuparsi della vendita di questo fucile, nato come strumento difensivo – insiste il responsabile commerciale -. Nei negozi si trovano prodotti ad aria compressa, come gli M16 e gli Uzi, che storicamente sono associati alle stragi e che non sono assolutamente giocattoli. Le armi giocattolo nascono come rappresentazione della realtà, descrivono qualcosa che c’è e sono inoffensive. Edison, che da cinquant’anni produce solo ed esclusivamente armi giocattolo inoffensive e a norma, lo sa bene”.
Sono ovviamente inoffensive ed è una sacrosanta verità che in commercio ci siano riproduzioni di armi ben peggiori di una lupara. Ma per offendere non servono necessariamente delle pallottole vere, e l’immagine proposta sulla confezione della lupara si candida sicuramente tra quelle che possono essere considerate offensive.
La Edison Giocattoli, per bocca di Faleroni, smentisce che tra il loro amabile giocattolo e l’immagine delle criminalità organizzata ci sia un collegamento. “Questo tipo di fucile ha una storia che risale a molto prima (della nascita della mafia, ndr). Tra l’altro è stato venduto negli Stati Uniti associato all’immagine di John Wayne…”. E qui casca l’asino, come diceva Totò. Perché proprio l’immagine associata alla lupara è la nota dolente. Di fronte a John Wayne c’erano, quasi certamente, non dei carabinieri ma dei pellerossa. E con tutto il rispetto per gli indiani d’America, usare l’immagine di due carabinieri, cioè dello Stato, per personificare i cattivi del gioco è cosa diversa. “Se anche ci fosse un bambino che usa questo fucile per fare il mafioso – dice Faleroni -, ci sarà automaticamente un altro bambino che farà il carabiniere”. Sarebbe però meglio che non ci fosse alcun bambino con la voglia di fare, seppure per gioco, il mafioso. O no?