ROMA – Il peggior sistema scolastico nazionale che produce i migliori studenti del Paese. E’ il paradosso della Calabria: regione che secondo i test Invalsi è quella che prepara meno i propri studenti ma studenti calabresi che, all’esame di maturità, risultano – voti alla mano – tra i migliori d’Italia. Possibile? Forse. Anche se più plausibile sembra essere l’ipotesi che uno dei due risultati menta, magari perché condizionato da qualche elemento fuori posto. I due esami, il test Invalsi e l’esame di maturità, hanno fini e modalità d’esecuzione molto differenti.
Il primo, anonimo, si propone di valutare il livello di apprendimento degli studenti di alcuni anni scolastici per capire come il sistema scolastico che li sta formando lavori. Per capire cioè la qualità dell’insegnamento di una data scuola, città o regione. Un test che si articola sul classico schema delle risposte multiple, utilissimo a capire il livello di preparazione ma meno adatto a valutare la complessità di un soggetto.
All’opposto, l’esame di maturità, si propone di valutare non l’insegnamento dato ma l’apprendimento raggiunto, e soprattutto lo studente nel suo complesso e il livello di maturità, anche umana, raggiunto da questo. Non a caso l’esame che si fa alla fine delle superiori è più articolato e complesso, fatto di due prove scritte e un orale in cui si affrontano molte delle materie fatte e argomenti che non sono prettamente materia di studio.
Nonostante queste differenze, le foto che escono dai due esami sono così diverse, così lontane l’una dall’altra che sembra incredibile ritraggano lo stesso soggetto. Gli studenti calabresi, tanto per fare un esempio, nelle prove standardizzate Invalsi sono andati malissimo: più della metà non ha raggiunto la sufficienza in italiano né in matematica, dove sono andati anche peggio. Secondo questo tipo d’esame cioè la metà di loro non è in grado di comprendere un testo astratto e nemmeno a far di conto.
Eppure, alla maturità, gli studenti calabresi sono risultati secondi solo ai colleghi pugliesi, con una percentuale di lodi quattro volte superiore ai colleghi della Lombardia, che invece primeggiano nell’Invalsi. Situazione rovesciata invece proprio in Lombardia dove, i campioni dell’Invalsi, hanno solo in pochissimi centrato il voto massimo: lo 0.7%. Il testa coda Calabria-Lombardia non è però che una, forse la più macroscopica distanza tra i due risultati, ma non certo l’unica.
L’Umbria, per fare un altro esempio, che nell’Invalsi si è attestata su valori in linea con la media nazionale, ha ottenuto alla maturità il triplo delle lodi 2,4 per cento. Parte delle distanza tra i due risultati è senz’altro figlia della diversa natura dei due esami, ma il sospetto che su questa distanza incida anche altro è forte, quasi una certezza. E non ci deve essere necessariamente dolo, può trattarsi anche di un eccesso di bontà, definiamola così, per cui i professori del sud sono generalmente più buoni, più di manica larga rispetto a quelli del nord. Come si insegna però anche ai genitori in erba la troppa bontà e la mancanza di durezza a volte non è un bene per i figli e per l’educazione. Così, voti più alti alla maturità, non sempre significano un miglior percorso universitario e lavorativo se dietro non c’è una reale preparazione.